Conarmi esprime le proprie perplessità sul presunto legame tra forte presenza di fabbriche nel bresciano e conseguente relativa facilità di procurarsi le armi emerso nell’intervista di Andrea Pasqualetti del Corriere della Sera a Pierluigi Maria Dell’Osso, procuratore generale di Brescia.
“È innegabile che sul nostro territorio abbia sede la stragrande maggioranza delle industrie armiere italiane, ma questo non coincide con una maggiore facilità nel procurarsi un’arma”. Conarmi commenta così l’intervista rilasciata da Pierluigi Maria Dell’Osso, procuratore generale di Brescia, ad Andrea Pasqualetti del Corriere della Sera. Conarmi esprime “le proprie perplessità” soprattutto sulla considerazione che «questa [ossia il bresciano, ndr] è terra di fabbriche d’armi, le più grandi d’Europa e forse non è poi così difficile procurarsele. Le fabbriche sono evidentemente più che legittime, sia chiaro, e producono ricchezza ma non ci si può meravigliare se qualcuno ne ha. A Brescia e Bergamo è stato rinvenuto tempo fa un vero e proprio arsenale”. Conarmi sottolinea come in Val Tompia esistano le medesime leggi sull’acquisto e il possesso di armi che nel resto del territorio nazionale e ribadisce che “un criminale, per definizione, agisce al di fuori della legge, non si procura un’arma seguendo i canali identificati dalla normativa, non opera nella trasparenza e nella legittimità (sic)”. Nella stessa intervista Dell’Osso aveva affermato di pensare «tutto il male possibile» dell’aumento di richieste di porto d’armi da parte di privati cittadini («armarsi non serve alla crescita morale, culturale e sociale della comunità») e che «le armi detenute o portate, salvo quelle legate allo svolgimento di un lavoro particolarmente rischioso, siano comunque sempre troppe». A precisa domanda sul suo possesso di un’arma, Dell’Osso aveva risposto a Pasqualetti «la detengo ma non la porto in giro».