Colt Python 4”¼ torna in produzione dopo l’uscita di scena del 2005: la qualità costruttiva è sempre la stessa, con alcune novità che lanciano il Python nel terzo millennio.
Quando ormai le speranze dei numerosi estimatori erano ridotte al lumicino, Colt (marchio distribuito in Italia da Bignami), dopo qualche anno finanziariamente difficile, ha deciso di riportare in vita uno dei miti della produzione armiera mondiale: il revolver Python.
Uscito dal listino nel 2005, dopo aver compiuto esattamente 50 anni di vita, ha visto la luce nel 1955, lo stesso anno in cui Smith & Wesson presentava il Mod. 29 in .44 Magnum.
Mezzo secolo in cui si è fatto conoscere e apprezzare da collezionisti e tiratori: Colt, infatti, con il Python segnò una rivoluzione nel mondo dei revolver. L’arma del cavallino introduceva due caratteristiche costruttive che saranno poi riprese da tutti i produttori: il contrappeso sotto canna che integrava la sede dell’alberino d’estrazione e la bindella ventilata a tutta lunghezza.
Erano due segni di riconoscimento vistosi che caratterizzavano fortemente la linea del nuovo nato. Non solo: la qualità costruttiva del Python aveva numerose componenti artigianali, con un’attenzione al dettaglio che non si trova più molto facilmente nella produzione attuale.
Primo contatto con il Colt Python 4”¼
Il Colt Python 4”¼ è venduto nella classica valigetta polimerica di colore blu che contiene anche il lucchetto di sicurezza e il manuale in italiano molto esauriente e chiaro redatto da Bignami.
Al primo impatto si apprezza la bellezza della finitura satinata, semilucida che si sposa alla perfezione con le guancette in legno laminato con il medaglione con il cavallino di Colt; quest’ultimo è riportato anche sul lato sinistro del telaio.
Qualche conferma fin dalla prima occhiata: sull’inconfondibile bindella ventilata troviamo la lunga rampa porta mirino; la guardia ha la forma caratteristica a “fagiolo”; il cane ha un’ampia cresta finemente zigrinata.
Inoltre, un elemento distintivo come il pulsante di sblocco del tamburo, che bascula a sinistra, è ora più corposo ma funziona sempre allo stesso modo: tirandolo indietro, al contrario dei modelli S&W nei quali bisogna spingere il cursore in avanti.
Tirando il cursore del Python si fa arretrare il dente di ritegno che si posiziona al centro della stella di rotazione, costituendo così il primo dei due sistemi di chiusura del tamburo.
Un’occhiata alla meccanica
Nei Python di un tempi il passaggio nei laboratori del Custom Shop serviva per mettere a punto, esemplare per esemplare, le due caratteristiche peculiari di questo revolver: il bloccaggio del cilindro o timing e il gap tra questo e il cono di forzamento della canna.
Gli appassionati di revolver sanno che questi due elementi sono fondamentali nel tiro: il primo è il risultato combinato del movimento della hand (il “cricchetto” o “braccetto” che fa ruotare il tamburo agendo sul ratchet, la “dentiera a stella” o “ruota a cricco”) e del bolt (il “dente di arresto” che s’incastra nell’apposito risalto ricavato all’esterno del tamburo).
La massima precisione di questo movimento consiste nel non avere alcuna oscillazione del tamburo intorno e lungo l’asse di rotazione nel momento in cui, premuto il grilletto, il cane si abbatte sull’innesco dalla posizione di full cock (armamento completo). Altri revolver presentano, invece, oscillazioni in proporzione alla qualità di lavorazione.
Molla a U
Per il resto l’impostazione meccanica rispetta quella tradizionale, con la molla a V sostituita da una a U più spessa che assolve diverse funzioni: imprime la spinta al cane con una bielletta; insiste sulla sottostante leva di collegamento, fulcrata nel telaio dell’impugnatura. Questa leva, tramite la lamina anteriore, concorre sia a spingere il perno di rotazione nello scudo contro la corona del tamburo, sia al ritorno del grilletto.
La leva di collegamento, però, non svolge più la funzione di abbassare il dente di blocco di rotazione del tamburo: ora c’è un dente indipendente, posto davanti al grilletto che lo fa abbassare nel suo movimento retrogrado.
Arriva la transfer bar
Sul fronte della sicurezza i produttori americani non hanno da imparare da nessuno, grazie alle migliaia di cause intentate da (spesso) maldestri utenti. Nel nuovo Python non troviamo più il complesso congegno di sicurezza contro lo sparo inerziale (era costituito da un intercettare del cane comandato dal grilletto, un hammer block) ma una robusta transfer bar.
Il congegno originario se tolto o rotto poteva consentire lo sparo in caso di caduta dell’arma, mentre la transfer bar, in caso di malfunzionamento, impedisce di fatto lo sparo (il cane non potrà mai raggiungere il percussore): ciò rappresenta un grosso problema in un revolver da difesa, ma è un plus notevole in uno dedicato all’uso sportivo.
A proposito di sicure, è confermata quella automatica che inibisce lo scatto se il tamburo non è perfettamente in chiusura; inoltre, impedisce l’apertura del tamburo stesso a cane armato.
Mire moderne
Passi in avanti sono stati compiuti anche in tema di organi di mira. Il mirino a rampa è ora rapidamente sostituibile agendo sul grano anteriore; ha finitura antiriflesso e incorpora il classico riferimento polimerico rosso.
La tacca di mira ha una forma nuova e presenta regolazioni micrometriche in altezza e derivazione; non ha riferimenti cromatici ed si presta al tiro mirato.
La prova completa del Colt Python 4”¼ è pubblicata nel numero di giugno 2021 di Armi Magazine, in edicola fino al 15 giugno: non perderti il fascicolo!