Il rumore dello sparo, si sa, è quanto di più deleterio per l’udito di tiratori e cacciatori. Per difendersi niente di meglio di due auricolari in silicone realizzati su misura del nostro orecchio con due otoprotettori Cens. Li abbiamo provati scoprendo che…
Vi sarà sicuramente capitato di andare a pranzo con dei cacciatori. Già a metà del primo piatto, il volume delle discussioni raggiunge livelli da mercato del pesce. Certo, bisogna tener conto delle libagioni e del pathos di cui i racconti di caccia sono sempre intrisi, ma c’è un dato di fatto: l’udito dei cacciatori è quasi sempre danneggiato. Questo perché – notoriamente – durante la caccia, l’udito svolge un ruolo fondamentale e non è possibile infilarsi un paio di cuffie antirumore, perché non si sentirebbe la selvaggina, e non si riuscirebbe a parlare con i compagni di caccia, oltre a dover subire la sensazione fastidiosa d’isolamento dal mondo.
Le cuffie elettroniche hanno risolto questo problema, ma sono sempre pesanti, calde d’estate e possono creare qualche disagio quando s’imbraccia il fucile, oltre a impigliarsi nei vestiti. Una migliore soluzione è rappresentata dai tappi antirumore con un sistema di protezione digitale dai rumori forti.
Come quelli prodotti da Puretone, marchio inglese che vanta una decennale esperienza nel campo degli otoprotettori, importati in Italia dalla Munarato di Padova, nella cui sede siamo andati per provare l’efficacia degli auricolari.
“Cuciti” su misura
I moduli elettronici antirumore sono abbinati a tappi in silicone realizzati sull’impronta dell’orecchio. Per questo è necessario recarsi da un audioprotesista, l’unica persona che può prendere il calco dell’orecchio: il padovano Stefano Munarato è un audioprotesista con esperienza ventennale nella costruzione di auricolari personalizzati.
Non è, però, necessario recarsi a Padova: è sufficiente recarsi da uno specialista abilitato (probabilmente la stessa armeria che vi propone i Cens è in grado di consigliarvene uno).
Prima di prendere il calco, Munarato ha controllato lo stato di orecchie e timpani; constatato che non c’erano problemi, ha inserito a fondo una protezione in gommapiuma collegata a un filo che era il tappo per impedire al silicone di entrare in contatto con il timpano. Quindi, con una particolare attrezzo a forma di pistola, ha inserito il silicone nelle orecchie; dopo 5 minuti, le impronte erano pronte.
A questo punto, non restava che attendere: nel giro di una decina di giorni, i Cens ProFlex Digital erano pronti. La confezione comprende, oltre ai due auricolari, una scatoletta con cerniera e l’attrezzo da utilizzare per pulire i due condotti e per estrarre le batterie.
Come sono fatti
Gli auricolari (rosso per il destro e azzurro per il sinistro) sono in silicone differenziato: il padiglione è in 60 Shore, mentre il condotto è in silicone ultramordibo. Le batterie sono le zinco/aria 312 che hanno una durata di 220 ore circa (in alternativa si possono scegliere quelle più spesse da 400 ore che richiedono però un diverso coperchietto): purtroppo, una volta rimossa l’etichetta adesiva, le pile cominciano a scaricarsi, anche se l’auricolare non viene utilizzato. Se quindi andate a caccia o al poligono, più o meno ogni settimana, è probabile che dobbiate pensare a pile nuove ogni volta.
I Cens ProFlex possono avere due programmi di funzionamento, selezionabili con il pulsante posto sopra la rotella di regolazione del volume: un beep sonoro e si attiva il programma 1, adatto alle situazioni di caccia (pochi spari e ambiente esterno da ascoltare); due beep e si attiva il programma 2, adatto al poligono (più spar e ambiente amplificato in modo meno potente).
Inoltre, per evitare il fastidioso fischio quando s’indossano, i tappi Cens hanno un sistema di attivazione ritardata di 5 secondi, segnalata da una melodia. Un altro suono, infine, avvisa dell’imminente esaurimento delle batterie.
La prova in poligono
Dopo qualche prova per familiarizzare con l’inserimento dei tappi (la loro forma richiede un po’ di pratica), ho messo alla prova i Cens ProFlex Digital durante una sessione di prove che ha interessato armi lunghe e corte, di vari calibri, dal .380ACP al 7mm Remington (con una range tra i 130 e i 155 decibel circa), e durata due ore e mezzo.
Oltre all’ottima protezione offerta dal rumore degli spari, alcuni decisamente violenti, mi ha colpito favorevolmente la possibilità di conversare e di sentire i rumori attorno, e di non essere acusticamente isolato come invece accade con le tradizionali cuffie antirumore: è perfino possibile parlare al telefonino senza sfilarsi le cuffie.
Ciò, oltre ad avere un’utilità pratica (per parlare non bisogna spostare la cuffia), ha anche un valore relativo alla sicurezza, visto che anche quando si è in puntamento, si possono ascoltare le direttive impartite dal responsabile della linea di tiro o gli avvertimenti di chi ci accompagna in poligono o a caccia.
In conclusione
I tappi hanno dimensioni molto contenute e non impicciano con il calcio quando si tira con un’arma lunga. Tutto positivo? Sì, con un “ma” che riguarda le pile. Con i Cens si è sempre legati all’autonomia della pila, ma esistono moduli passivi (optional da prendere in considerazione) da inserire quando le batterie ci abbandonano.
Infine, per un paio di Cens ProFlex Digital 2 (con due programmi) si parte da 800 euro circa, ma sono disponibili modelli con un programma con prezzi a partire da 390 euro. Certo, un paio di cuffie elettroniche professionali costano meno e offrono una protezione che si estende anche sulla parte ossea dell’orecchio, ma se siete alla ricerca del massimo comfort e di un prodotto creato su misura per le vostre orecchie, allora i tappi Cens sono la soluzione per voi.
© Gianluigi Guiotto