Il Tar del Lazio si è pronunciato sul ricorso di un agente della polizia di Stato in servizio presso la questura di Sorrento dal 1991 al 2005.
Anche se l’indagine penale si è conclusa nel nulla perché “il fatto non costituisce reato”, il Tar ha considerato legittima la sospensione di quattro mesi nei confronti di un agente che dal 1991 al 2005 prestò servizio come addetto all’inserimento dati nel database di movimentazione armi. L’uomo, adesso vicesovrintendente presso la questura di Roma, “aveva prestato la propria collaborazione anche al di fuori dagli specifici compiti assegnatigli”. In particolare, rispondeva alle richieste di spossessamento delle armi da parte dei titolari, procedendo alla rottamazione delle stesse o alla loro cessione, previa verifica dei presupposti di legge, a coloro che ne avessero fatto richiesta, come indicato dai responsabili del reparto.
Ma in almeno due circostanze “si appropriò in più occasioni di armi consegnate dai privati detentori a fini di distruzione, cedendole nella disponibilità di colleghi o di soggetti privati, uno dei quali non autorizzato, in violazione delle leggi che disciplinano la materia”.
Anche se l’indagine penale sulla cessione di armi destinate alla distruzione ha avuto come esito il non luogo a procedere, il Tar del Lazio ha valutato legittimo il provvedimento disciplinare: pesano il “rispetto della disciplina afferente le armi e l’immediata percezione del disvalore delle violazioni di tale disciplina da parte di un appartenente alle forze dell’ordine”.