Abbiamo già “visto” la Px4 Compact in 9×21, bifilare con fusto in polimero leggera, precisa, compatta, maneggevole e completamente affidabile che viene proposta pure in .40 S&W. Il calibro maggiore è più impegnativo per l’arma e per l’utente, ma questa semiautomatica Beretta conferma tutte le doti già riscontrate sulla variante camerata per il “9 italiano”.
Beretta propose la sua prima “multicalibro” con la modello 8000, arma a singola e doppia azione caratterizzata da una chiusura geometrica con canna rototraslante. Quella pistola non è più in produzione da anni (sopravvive la 8000 Light, ma col marchio Stoeger perché prodotta in Turchia); il suo posto fu preso dalla Px4 Storm, che possiamo considerare una reinterpretazione “polimerica” della 8000, ma che in realtà di quest’ultima mantiene solo la tipologia di scatto e quella di chiusura, anche se completamente “reinterpretate”.
Dalla primigenia Px4 Storm sono derivate una variante full size con carrello in acciaio inossidabile, la Special Duty nel solo .45 ACP, una sub-compatta con canna oscillante e, infine, una compatta che mantiene l’impostazione del modello base dal quale si differenza per essere più “corta” e più “bassa”: si tratta della Px4 Compact, semiautomatica che coniuga le doti del modello base a ingombri e pesi più contenuti senza però un qualche apprezzabile sacrificio delle doti di controllabilità, affidabilità e robustezza proprie del progetto Px4.
Beretta Px4 Compact calibro 40 S&W: robusta e sicura
Al pari della Px4 “base”, la Compact ha una robustezza da cassaforte grazie anche alla particolare chiusura con canna rototraslante che ha il pregio aggiuntivo di mitigare la sensazione di rinculo pure perché modera l’impennamento. Grande estimatore della Compact e della cartuccia 9×21 ho sempre considerato il “9” come calibro ideale per la compatta Beretta, ma proprio le sue doti di robustezza e di mitigazione della sensazione di rinculo rendono quest’arma una delle candidate ideali per la .40S&W, munizione che in Italia non ha avuto il successo della 9×21, ma che non per questo è priva di meriti o di seguito (vedi riquadro). Perché la Compact e non la variante full size?
La .40 S&W è cartuccia più impegnativa della 9×21, lo è per l’utente e lo è per l’arma, quindi una compatta viene messa più alla prova di quanto non avvenga con un’arma di dimensioni standard, e se la Compact “digerisce” bene la .40 S&W con la full size le cose andranno anche meglio. Ma non basta, perché pur essendo arma finalizzata al porto (e nel Bel Paese il porto di pistola è rara avis), la Compact si presta benissimo anche all’impiego da parte di Guardie Particolari Giurate, per difesa personale abitativa e pure per divertirsi in poligono o su qualche campo di tiro visto che le caratteristiche dinamiche della Compact sono ancora migliori di quelle già notevoli della variante base.
Quando si elencano le caratteristiche che una semiautomatica da difesa deve possedere, l’affidabilità e la sicurezza si trovano al primo posto, seguite da controllabilità, puntabilità istintiva, maneggevolezza, volume di fuoco.
Da non dimenticare poi la tolleranza all’incuria e il funzionamento corretto anche in condizioni limite (non tutti trattano le pistole come dovrebbero), e la resistenza agli agenti aggressivi quali sudore e umidità. Last but not least sarà bene ricordare anche la durata nel lungo periodo e la godibilità dell’uso, perché con una pistola da difesa ci si può anche divertire in poligono o sul campo di tiro ed è bene sparare di frequente in modo che ci rimanga conosciuta e familiare.
Px4 e Px4 Compact possiedono tutte le caratteristiche elencate, che ovviamente si differenziano in alcuni casi, ma si tratta di differenze non troppo accentuate: spetta all’utente scegliere quali ritiene opportuno privilegiare e può farlo con la consapevolezza che in un caso o nell’altro non sbaglierà. Un solo avvertimento, l’impugnatura delle Px4 è eccellente e come noto può essere modificata con i dorsalini intercambiabili, per le mani medie e piccole la Compact garantisce una presa completa, ma per mani più importanti la Px4 “base” risulterà preferibile in quanto l’impugnatura, per il resto identica, è più sviluppata in altezza.
Canna rototraslante
Cuore delle Px4 e Px4 Compact è la chiusura geometrica con canna rototraslante mutuata da quella della Beretta 8000, prima arma, dai tempi della Steyr 1911, a fare uso di una chiusura così congegnata. La chiusura della 8000 era diversa da quella della Steyr mentre quella delle Px sembra molto simile a quella della precedente 8000. In realtà la chiusura Px è frutto di una completa riprogettazione, che ha portato a un aumento dell’affidabilità anche in condizioni critiche, quali per esempio quelle che si hanno con arma fortemente imbrattata e munizioni di potenza contenuta.
La potenza contenuta è questione che sembra non riguardare il calibro .40 S&W, ma non dimentichiamo che esistono caricamenti nati per i poligoni indoor (caratterizzati da inneschi lead free e proiettili totalmente rivestiti, anche con nucleo “non tossico”) con prestazioni e Quantità di Moto più moderate rispetto ai caricamenti “normali”.
Beretta Px4 Compact calibro 40 S&W: “mangiatutto”
In 9 o in .40, la Px4 Compact digerisce qualsiasi caricamento commerciale anche ad arma molto sporca, con temperature basse e cartucce sub-standard. Questo non significa che in condizioni ottimali e con munizionamento “normale” il funzionamento della Px in .40 S&W diventi violento: la chiusura ha infatti una notevole capacità di autoregolazione e le velocità delle masse in movimento restano entro i limiti di progetto quale che sia la cartuccia impiegata, cosa questa molto importante pure ai fini dell’affidabilità perché il ciclo di alimentazione è regolato per un preciso range di velocità del carrello e un carrello più “lento” o troppo “veloce” porta invariabilmente a criticità in fase di alimentazione.
E qui, non me ne vogliano troppo i fautori della .40 S&W, la .40 è cartuccia che si presta peggio della 9 ad assicurare una corretta alimentazione; con la Compact provata sono state sparate, fra munizioni di fabbrica e ricariche, tutte le possibili tipologie di cartucce (anche le JHP, vietate per difesa) senza mai rilevare il minimo segno d’inconveniente o di criticità.
I vantaggi del sistema rototraslante
La chiusura Px ha il vantaggio di avere una canna con un solo grado di libertà cosa che, a parità di tutti gli altri fattori, facilita la ricerca della precisione nel tiro rispetto alle chiusure geometriche con canna con due gradi di libertà. Ma non basta perché i vantaggi della chiusura con canna rototraslante della Px sono anche altri e assai più importanti.
Sulle armi della serie Px abbiamo una canna con due massicce alette di chiusura fra le quali, inferiormente, è ricavata una pista a camme che interagisce con una camma macchinata in un blocchetto di acciaio alloggiato nel fusto. Allo sparo, il gruppo canna-carrello inizia a rinculare, con le due parti fra loro vincolate dalle alette che alloggiano entro recessi nel carrello. Dopo un primo tratto di moto retrogrado solidale, la camma nel blocchetto provoca la rotazione della canna, con fuoriuscita delle alette dalle relative sedi. A questo punto la canna arresta il suo moto retrogrado, contrastata dal blocchetto, mentre il carrello continua ad arretrare fino al suo punto morto posteriore comprimendo la molla di recupero.
La chiusura con canna rototraslante garantisce una eccezionale robustezza del complesso unita a lunga durata nel tempo: non solo perché consente di avere una superiore superficie di contrasto, ma perché la resistenza offerta dalla chiusura risulta in asse con la forza che tende a fare arretrare l’otturatore. Inoltre, le massicce alette sono indubbiamente più robuste rispetto alle altre soluzioni adottate sulle varie chiusure a corto rinculo.
Da sottolineare come la chiusura con canna rotante, dissipi una maggiore quantità dell’energia posseduta dalle masse in movimento in quanto deve essere vinta la resistenza del moto di rotazione della canna a causa dell’attrito delle alette entro le sedi. Infine, rispetto ad altri sistemi, lo sblocco della chiusura avviene in modo meno repentino perché ritardato dal moto di rotazione della canna.
Il tempuscolo di ritardo non è solo garanzia di apertura dopo che le pressioni residue sono scese a livello di sicurezza, ma serve anche a rendere il funzionamento più elastico, ad attenuare urti e vibrazioni tra i pezzi, a frazionare maggiormente nel tempo la spinta del rinculo sulla mano del tiratore.
Da ricordare che l’urto della canna viene ricevuto dal blocchetto di acciaio, che a sua volta lo trasmette al fusto, che riceve una sollecitazione ridotta (sia pure in piccola parte) grazie all’inerzia del blocchetto, ma che, soprattutto, riceve l’urto di quest’ultimo distribuita su un’ampia superficie, e quindi con un minor carico unitario. Da ricordare anche che la canna della Px ha un diametro esterno inferiore a quello del suo canale di passaggio nel carrello (così da ridurre le possibilità di malfunzionamento per accumulo di corpi estranei), ma nella parte distale presenta un minimo aumento di diametro che consente l’accoppiamento di precisione col canale di passaggio. In questo modo, a carrello in chiusura, la canna è supportata e vincolata su due punti, con ovvi vantaggi per quanto riguarda la precisione del tiro.
Impennamento ridotto
La canna rototraslante ha un solo grado di libertà e quindi contribuisce alla riduzione dell’impennamento perché manca la forza diretta verso l’alto generata da una canna a due gradi di libertà al termine della sua oscillazione. Con cartucce come il 9×21 e il .40 S&W, attenuando il rilevamento si attenua anche il rinculo percepito (in realtà riducendo l’impennamento cresce la spinta verso il palmo della mano e l’eminenza tenar e con cartucce molto potenti le “sensazioni” potrebbero mutare); nel caso della pistola in esame a mitigare l’impennamento e la sensazione di rinculo concorrono anche la regolazione delle chiusure e l’impugnatura, che distribuisce su un’area relativamente ampia la spinta dell’arma in quanto aumenta la superficie di contatto con la mano (calza come un guanto) e nel contempo consente una presa alta, che riduce la distanza tra la forza che “spinge indietro l’arma” e quella (generata dalla mano) che si oppone al moto retrogrado della pistola.
Manovra manuale del carrello
Prima di chiudere la parte dedicata a impennamento e sensazione di rinculo è doveroso ricordare che a mitigare la sensazione di rinculo contribuisce pure il guidamolla captive che non porta una sola molla bensì due tra loro coassiali: senza farla troppo lunga basterà dire che questo “arrangiamento” riduce la velocità del carrello in movimento (con ovvio beneficio per l’affidabilità e per la controllabilità), ma allo stesso tempo “facilita” e “alleggerisce” la manovra manuale del carrello, cosa che con un singolo “mollone” (ammesso che fosse possibile “infilarlo” in una pistola compatta) sarebbe assai poco probabile, a meno di non essere l’incredibile Hulk.
E si badi bene che la manovra manuale del carrello non riguarda solo l’inserimento del colpo in canna, ma investe anche quegli interventi che, nel mondo reale, possiamo essere chiamati a effettuare in emergenza, quale che sia il tipo di pistola o la bravura dell’operatore. Si tratta in sostanza delle operazioni per eliminare in velocità gli inceppamenti e che prevedono la manovra manuale del carrello. Per sua natura, la canna rototraslante non può essere dotata di rampa di alimentazione integrale, ma ha una “rampa” in due pezzi che, come sulla Government Model of 1911, è costituita da uno smusso nel fusto e un invito della camera di cartuccia.
È stata citata la 1911 “originale” (sappiamo tutti che per le tipo 1911 esistono anche le canne “rampate”) perché queste pistole hanno dimostrato che se ben eseguita la soluzione con “rampa in due parti” non comporta rischi d’impuntamenti in fase di alimentazione e neppure la necessità di avere l’invito della camera troppo profondo al punto di non supportare completamente il bossolo. Proprio il rischio connesso con bossoli non completamente supportati dalla camera di cartuccia fu una delle criticità riscontrate su alcune pistole agli albori della carriera dalla .40 S&W, ma sulle Px4 i rischi d’impuntamento in fase di alimentazione e quelli connessi con bossoli non supportati sono del tutto inesistenti perché seguendo l’ottima abitudine delle bifilari Beretta il caricatore ha una presentazione alta: con la cartuccia destinata a essere camerata quasi allineata con la camera, nella quale entrerà seguendo una traiettoria pressoché orizzontale.
Inoltre, a similitudine di quanto già fatto sui modelli in 9×19/9×21, anche sulle Px4 Compact .40S&W si è dotata la canna di una micro rampa di alimentazione che facilita ulteriormente l’ingresso in camera della cartuccia senza necessità di “lavorare” sulla parete della camera. Su tutte le Px si è intervenuti anche sulla parte di rampa che fa parte del fusto inserendo un inserto metallico per fare in modo che le ogive dei proiettili non vadano a sfregare sul polimero.
di Vittorio Balzi – tratto da Armi Magazine gennaio 2015
Ringraziamo per la collaborazione l’armeria BM di Viareggio (www.bmarmi.it).
Genesi e sviluppo del .40S&W
Concepito quale contraltare per pistole semiautomatiche del .357 Magnum, il 10 mm Auto era troppo lungo (bossolo da 25,10 mm), troppo potente e aggressivo sulle armi per poter aspirare al successo. Dalle sue ceneri, o meglio dal suo bossolo opportunamente accorciato (mm 21,7) e dotato di innesco SP, prese vita, nel 1989, il .40 S&W, calibro intermedio pensato per coniugare volume di fuoco, ingombri longitudinali e velocità assimilabili a quelli del 9×19 con sezione frontale prossima a quella del mitico .45ACP. Sembrava la quadratura del cerchio, ma così come in economia non esiste un pasto gratis, anche nel munizionamento è impossibile avere dei vantaggi senza i corrispondenti costi. Nato come una sorta di 10 Auto più piccolo e più “tranquillo” facilmente adattabile ad armi concepite per il 9×19, il .40S&W ha mantenute solo in parte le promesse iniziali perché già i primi caricamenti con proiettile da 180 grani spinto a velocità dell’ordine dei 900-950 fps in canne da 4” raggiungevano Quantità di Moto non troppo dissimili da quelle della hardball .45 ACP. A quei caricamenti se ne sono in seguito aggiunti pochi con proiettili da 200 grani e molti con proiettili più leggeri di quelli originali (135, 155, 165, 170 grani) spinti a velocità alquanto più elevate, come, per esempio, i 1.030-1.100 fps di velocità media dei caricamenti da 155 grani sempre in canna da 4”. Le Quantità di Moto non sono calate e con l’affermarsi del calibro si è addirittura assistito ad un ulteriore “pompaggio” delle prestazioni su alcuni caricamenti esasperati. Questi sono tutti statunitensi e il SAAMI prevede una PTMax (massima media ammissibile per il lotto) di 241 MPa, contro un valore equivalente CIP di 225 MPa e uno di PK (massima ammissibile per una singola cartuccia) di 258 MPa. Come si vede non siamo lontani dai valori dei 9×19/9×21 (PTMax 235 MPa, PK 279 MPa), ma con ben inferiori Quantità di Moto.
Le parole spese su Quantità di Moto e pressioni rendono conto del fatto che il .40S&W è più aggressivo del 9×19-9×21 sulle armi e genera più rinculo. Ecco perché pistole concepite per il solo 9×19 non si prestano alla facile conversione al .40S&W e sono stati necessari particolari interventi di “irrobustimento” e riduzione delle velocità delle masse in movimento oppure, più semplicemente, si sono “convertite” al .40 S&W armi nate in .45 ACP o progettati ex novo modelli declinabili in 9×19/9×21 e in .40S&W. Il vero vantaggio della .40 S&W sarebbe quello di consentire prestazioni quasi da .45ACP in armi con impugnature più “piccole” come quelle nate per il 9×19 e garantendo un maggior numero di colpi rispetto al calibro maggiore. Fino a qualche anno fa la differenza tra un’impugnatura nata per il .45 ACP e una nata per il 9×19 si avvertiva poco solo con le armi monofilari, per le bifilari la differenza era notevole anche sulle prime pistole con fusto in polimero. Questa “differenza” si è da qualche tempo assai ridotta grazie a vari accorgimenti tecnici che hanno portato alla nascita di pistole declinate nei calibri 9×19/9×21, .40S&W e .45 ACP sempre con dimensioni del fusto e dell’impugnatura identiche.
Singola & doppia
Le Px4 sono sicure per la tenuta delle chiusure anche in casi estremi, per la prevenzione degli spari accidentali in seguito a caduta – pure a cane armato –, come maneggio e nel rendere più difficile lo sparo involontario da parte di un operatore troppo nervoso. L’arma ha una catena di scatto a singola e doppia azione incentrata su una barra di trasmissione, che funge anche da disconnettere; premendo il grilletto in doppia azione l’estremità della barra aggancia il cane e lo fa ruotare vincendo la resistenza della molla cinetica. In singola azione è il carrello a far armare il cane fino ad avere la monta di sparo intercettata dalla leva di scatto. Premendo il grilletto, la barra di trasmissione sottrarrà la leva di scatto al cane, che cadrà sotto la spinta della molla cinetica. Se il carrello della Px non è in chiusura, il cane non può raggiungere il percussore; è quindi impossibile sparare ad arma aperta o con chiusura incompleta; ciò anche se il carrello è solo di pochissimo scostato rispetto alla chiusura completa; quando lo scostamento del carrello è maggiore il disconnettere lascia in folle la catena di scatto. La catena di scatto viene messa in folle anche quando è inserita la sicura manuale (foto sicura) costituita da un barilotto sul carrello con due levette di comando, una per parte. Lo scatto garantisce assoluta sicurezza, affidabilità, durata nel tempo, unite a pulizia dello sgancio dei piani di contrasto e omogeneità delle corse, sia in singola che in doppia azione, con una transizione fra doppia e singola facile da gestire e un’elevata velocità di ritorno in avanti del grilletto. La doppia azione è ottima e ben prevedibile, la singola, pulita e netta, ha il “giusto” peso di scatto (intorno a 1.900 grammi) e la si padroneggia bene già con pochi colpi. Il gruppo di scatto è montato su un telaio separato che può essere facilmente e rapidamente estratto dalla pistola come una singola unità una volta sganciata la leva di trasmissione e rimossi i perni che vincolano il gruppo di scatto al fusto. Il percussore è diviso in due parti, una anteriore, il percussore vero e proprio, e una posteriore che funge da impulsore e che trasmette al percussore l’impulso ricevuto dal cane. Il percussore è sempre bloccato da un chiavistello (foto sicura percussore) costituito da due cilindretti disassati, con quello inferiore che funge da blocco vero e proprio e quello superiore che serve da avviso di corretto funzionamento (e di sicura automatica disinserita) e che viene realizzato disassato col primo per impedire allo stesso quei moti di “avvitamento”, tipici delle sicure automatiche cilindriche, che porterebbero a un aumento del carico necessario per il suo disinserimento, che diventa completo solo quando il grilletto è in posizione arretrata e il cane sta per essere sganciato. Col progressivo disimpegno della sicura al percussore il cilindretto superiore (foto sicura avviso) protrude dal dorso del carrello confermando visivamente che il percussore è “libero” e la pistola può sparare. L’impulsore scorre all’interno del barilotto della sicura ed è vincolato allo stesso. Inserendo la sicura manuale il barilotto ruota e con esso ruota l’impulsore, che non può così essere raggiunto dal cane, che va a battere contro il carrello. Il percussore è sempre bloccato salvo che allo sparo, l’inserimento della sicura manuale provoca l’abbattimento del cane e la messa in folle della catena di scatto. La procedura di caricamento prevede l’inserimento della sicura prima della manovra del carrello, in questo modo la pistola non può assolutamente sparare. Tolta la sicura l’arma è pronta al fuoco e sparerà ogni volta che premerete il grilletto, sparerà senza esitazioni e con monotona regolarità perché è proprio questo che deve fare.
Beretta Px4 Compact calibro 40 S&W
Produttore: Fabbrica d’Armi P. Beretta Spa, tel. 030 83411, www.beretta.it
Tipo: pistola semiautomatica con chiusura stabile a corto rinculo, canna rototraslante a un grado di libertà, catena di scatto a singola e doppia azione
Calibro: .40 S&W
Caricatore: bifilare da 12 colpi
Canna: 83 mm; cromata internamente; 6 righe destrorse
Mire: mirino e tacca innestati a coda di rondine con riferimenti circolari bianchi per il tiro con luce ridotta; lunghezza linea di mira 130 mm
Sicure: sicura abbatticane con comandi sui due fianchi del carrello, che fa ruotare l’impulsore del percussore impedendo al cane di venirne a contatto e disconnette la catena di scatto; monta di sicurezza; sicura automatica al percussore; disconnettore; sicura che previene lo sparo se il carrello non è in chiusura
Scatto e percussione: catena di scatto a singola e doppia azione; percussore in due parti (quella posteriore è alloggiata nel barilotto della sicura); cane alleggerito; gruppo di scatto estraibile
Estrattore: a gancio, imperniato al carrello-otturatore, funge anche da avviso di colpo in camera, garantisce l’alimentazione controllata ed è configurato per consentire il caricamento di emergenza inserendo direttamente un colpo in camera
Pulsante sgancio caricatore: alla radice della guardia paragrilletto, invertibile per mancini e disponibile in differenti taglie
Scatti: 1,9 kg (SA); 4,5 kg (DA)
Peso: 670 g (senza caricatore; 990 gr con caricatore e 12+1 colpi di Fiocchi JTC 170 grani)
Dimensioni: lunghezza totale 160 mm, altezza 125 mm (sommità tacca, fondo suola caricatore); spessore impugnatura 30 mm; spessore carrello 29 mm
Materiali e lavorazioni: carrello, cane, grilletto lavorati all’utensile partendo da trafilato; canna martellata e lavorata all’utensile; fusto in tecnopolimero injection molded caricato con fibra di vetro
Finitura: trattamento superficiale Bruniton applicato su superfici metalliche dopo fosfatazione