Avancarica: originali e repliche

avancarica
Sparo di un’arma a luminello

Anche se è possibile trovare armi originali in buone condizioni e ancora “sparabili”, la diffusione attuale dell’avancarica è stata possibile grazie alle “repliche”, ossia armi costruite seguendo i progetti originali ma adoperando tecnologie e materiali moderni. L’offerta è vastissima: si può scegliere tra armi di modello militare o civile, rigate o a canna liscia, da tiro o da caccia.

Difficile stabilire esattamente il periodo in cui alchimisti e studiosi si accorsero della capacità di quel miscuglio di salnitro, zolfo e carbone che esplodeva alla fiamma generando grosse quantità di fumo e un caratteristico odore infernale; difficile anche stabilire dove questa invenzione vide la luce, anche se ormai si tende a indicare l’Estremo Oriente come luogo di nascita: fatto sta che in Occidente si iniziò ad impiegare la Polvere Nera per lanciare contro il nemico vari tipi di proiettili fin dal1300. Inutile ricordare che nei secoli successivi (e fino a circa centocinquanta anni fa) le armi venivano caricate dal davanti, inserendo nell’ordine polvere, eventuale borraggio e proiettile, ed era necessario provvedere poi portare una fiamma viva all’interno della carica: qui i sistemi si fecero sempre più tecnici e affidabili man mano che progrediva la tecnologia. In ogni caso era necessaria la presenza di un foro (focone) che mettesse in contatto la carica di polvere con l’esterno e consentisse appunto di incendiarla al momento desiderato: dapprima furono usate semplici micce tenute in mano, poi si rese meccanico l’avvicinamento del tizzone acceso al focone mediante vari sistemi a “serpentina”, più o meno a scatto o ancora manuali. Venne poi quella che possiamo definire “autoaccensione”, nel senso che la scintilla necessaria veniva generata al momento del bisogno, senza dover manovrare e ricaricare l’arma con una miccia accesa nelle vicinanze. Il tutto fu possibile grazie alla proprietà di alcune pietre particolari in grado di generare scintille, se strusciate rapidamente su una superficie metallica: le pietre focaie, ossia pirite e selce.

I sistemi di accensione

L’utilizzo delle “pietre focaie” rivoluzionò i sistemi di accensione che ebbero poi vari sviluppi, da quelli a ruota, in cui la pietra stava ferma ed era una ruvida ruota di ferro che strusciava contro di essa, più o meno come avviene ancora oggi negli accendini, a quelli in cui invece era la pietra, fissata a quello che oggi conosciamo come “cane”, a scattare velocemente sotto la spinta di una molla per urtare contro una superficie metallica. Quest’ultimo sistema, semplice e tutto sommato alla portata di vari artigiani, ebbe un enorme successo e con vari perfezionamenti giunse fino ai primi decenni del XIX secolo quando fu affiancato e poi sostituito dal sistema a percussione con capsula al fulminato di mercurio che esplodeva quando colpita dal cane e dirigeva il suo dardo di fiamma direttamente all’interno della carica, sempre attraverso il focone, ora però completato da un luminello, ossia un tubicino sporgente su cui investire la capsula stessa. Più veloce e sicuro di quello a pietra focaia, il sistema a percussione fu vittima a sua volta del rapido progresso tecnico e scientifico e venne messo in ombra dopo pochi decenni dalle moderne munizioni metalliche, non senza soluzioni intermedie degne di nota. L’accensione con pietra focaia “cadente”, ossia posta all’estremità di un cane che si abbatte su una “martellina” metallica, ebbe varie forme e dominò la scena mondiale da circa metà del Cinquecento (con i primi sistemi Snaplock) alla metà dell’Ottocento: ben tre secoli! Trecento anni in cui le migliorie furono tecniche, di sicurezza e di affidabilità, ma il cuore del sistema rimaneva sostanzialmente immutato: la selce colpiva la martellina, generando scintille che accendevano il polverino nel sottostante bacinetto che a sua volta trasmetteva la fiamma alla carica principale dentro la canna attraverso il focone, una sequenza che richiede il proprio tempo, misurabile in qualche frazione di secondo(vedi sequenze fotografiche).

Al contrario, il sistema a percussione, con la capsula contenente la miscela di innesco investita sul luminello che consentiva un’accensione fulminea, ha attraversato la storia occidentale solo per una settantina di anni: un breve periodo rispetto alla pietra, ma ben denso di avvenimenti di interesse mondiale e nazionale, ragion per cui, spesso, la parola avancarica è ancora oggi intesa quasi come sinonimo di armi a percussione. Con le armi ad avancarica, quindi, possiamo dire che è nata la nostra civiltà attuale, nel bene e nel male, ma oggi abbiamo munizioni metalliche sicure ed affidabili, armi modernissime, leggere e potenti, con capacità di fuoco molto elevate (a parte le solite limitazioni su cui è bene tacere): perché ci si dovrebbe interessare di tecniche vecchie di almeno un secolo e mezzo? Che gusto ci può essere a sparare un colpo alla volta, sporcandosi manie viso, affumicando i vicini di stallo ed essere costretti, alla fine, a certosine operazioni di pulizia, sia dell’arma che di noi stessi? La stessa domanda, sia chiaro, potrebbe riguardare gli appassionati di Bench Rest, di tiro a lunga distanza o di tiro “accademico”: che gusto ci trovano a bucare un bersaglio di carta? Anzi, per molti la domanda è ancora più radicale: che gusto c’è a giocare con le armi? Personalmente conosco la risposta: mi diverto un mondo!

E mi diverto con tutte le discipline che hanno a che fare con le armi da fuoco, compresa l’avancarica, e considerando che così non faccio male e non do fastidio a nessuno, penso di avere il diritto di continuare a divertirmi.

Le repliche

Anche se è possibile trovare armi originali in buone condizioni e ancora “sparabili”(vedi foto), la diffusione attuale dell’avancarica è stata possibile grazie alle “repliche”, ossia ad armi costruite seguendo i progetti originali ma adoperando tecnologie e materiali moderni: inutile ricordare che proprio l’Italia è stata ed è la patria delle repliche. Realizzate all’inizio soprattutto per soddisfare esigenze cinematografiche e coreografiche, le repliche hanno dato vita ad un vero e proprio settore del tiro e rappresentano oggi una fetta importante dell’export, diffondendo orgogliosamente la qualità del made in Italy in tutto il mondo. Ovviamente, non tutti i sistemi di accensione che si sono succeduti nei secoli sono stati “replicati”, almeno dalle grandi Case produttrici, e le tipologie oggi disponibili sono sostanzialmente quelle a pietra “classica”, in inglese flintlock,e quelle a luminello, suddivise a loro volta in varie categorie.

L’offerta è comunque vastissima e l’appassionato può scegliere tra armi di modello militare o civile, rigate o a canna liscia, da tiro o da caccia e così via: anche limitandosi alle “libera vendita” monocolpo le offerte sono veramente numerose.

Con queste note intendiamo interessarci di vari aspetti legati a questo affascinante mondo, rivolgendoci soprattutto ai neofiti e a chi magari non ha mai sparato un’avancarica: per questo chiediamo in anticipo perdono ai vecchi lupi della Polvere Nera, se dovremo essere a volte superficiali e magari troppo didascalici. Sparare per la prima volta un fucile a pietra dimostra subito che siamo di fronte a qualcosa di molto diverso dalle moderne armi da fuoco. A cominciare dalla laboriosità del processo per rendere l’arma pronta al fuoco è tutto un altro mondo e, quando si preme il grilletto, si resta sorpresi dal vedere comparire davanti agli occhi la grossa e fumante fiammata del polverino di innesco che si accende e ancor più ci stupirà il ritardo con cui l’arma sparerà, di nuovo con una grossa nuvola di fumo. O forse, rimarremo ancora più sconcertati da un’inaspettata cilecca, con la pietra che si è abbattuta sulla martellina ma non ha generatole scintille sufficienti ad accendere la polvere: l’affidabilità al cento per cento non era patrimonio del sistema a pietra focaia!

I primi consigli

Anche nel caso si impieghi un’arma a percussione, avremo la fiammata dell’accensione della capsula vicino agli occhi e non è raro sentire sulla faccia il soffio caldo dei gas che fuoriescono dal luminello e talvolta riescono a sollevare il pesante cane. Questa vicinanza del nostro viso a fiamme e gas impone che si prendano tassativamente tutte le precauzioni per evitare infortuni, precauzioni che si dovrebbero sempre prendere quando si parla di armi da fuoco ma che sono ancora più fondamentali nell’avancarica, e mi riferisco soprattutto agli occhiali di sicurezza. Ricordiamo poiché nella pratica dell’avancarica avremo a che fare con la Polvere Nera, infiammabilissima e per di più non limitata in contenitori ben chiusi come i normali propellenti dentro i bossoli: durante il tiro potremo avere sul bancone fiaschette e provette in quantità e dovremo essere molto accorti per evitare di versarla, contaminarla o peggio farla venire in contatto con scintille o materiali che potrebbero provocarne l’accensione. La Polvere Nera deve essere gestita con cura e attenzione e d’altra parte la calma e la sistematicità sono proprio uno degli aspetti del tiro moderno con le armi ad avancarica: siamo al poligono, non in battaglia, e lo scopo è quello di colpire un bersaglio, non sparare il più velocemente possibile.

Scintille provocate dalla pietra focaia