Sul Venerdì di Repubblica è comparsa un’inchiesta sul legame tra l’aumento delle armi in Brasile e le scelte politiche della presidenza Bolsonaro.
Nell’ultimo quadriennio, quello segnato dalla presidenza Bolsonaro, il numero di armi in Brasile è notevolmente aumentato. Adesso se ne registrano due milioni e trecentomila; sono soprattutto pistole, le cui vendite sono cresciute del 170% (furono 40.000 quelle vendute nel 2018, 108.000 nel 2021). Lo rivela l’inchiesta firmata da Giuseppe Baselice per il Venerdì di Repubblica uscito il 16 settembre.
Per Baselice è ampia l’intersezione tra la base elettorale di Bolsonaro, che il 2 ottobre punta alla rielezione (lo sfida un altro ex presidente, Lula), e l’insieme dei nuovi possessori d’armi; più che in “Dio, patria, famiglia” la destra brasiliana si riconosce infatti nello slogan “Bìblia, boi, bala”, ossia “Bibbia, bue e proiettile”.
Ed è evidente il legame tra le scelte del governo, che ha semplificato i requisiti per l’acquisto ed eliminato una serie di restrizioni su numero e tipo di armi detenibili, e il boom del mercato; ora un tiratore sportivo, si legge nell’articolo, «può acquistare fino a 70 armi e 180.000 munizioni l’anno». La piattaforma di corsi online dedicata a chi vuole sapere come comprare o usare un’arma ha fruttato a Eduardo Bolsonaro, il figlio del presidente, l’equivalente di circa 120.000 euro.
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