Dopo il Senato, mercoledì anche alla Camera comincia la discussione sulla riforma della legittima difesa. Spetterà a Roberto Fico e a Maria Elisabetta Alberti Casellati decidere a quale ramo del parlamento spetterà la primogenitura.
Servirà la procedura d’intesa tra i presidenti dei due rami del parlamento: dopo il Senato, da mercoledì ci sarà anche la commissione Giustizia della Camera sulla riforma della legittima difesa. Al termine della discussione sugli atti del governo, la riforma dell’articolo 52 del codice penale si incardina dunque anche a Montecitorio. L’ordine del giorno reca infatti la discussione sulle tre proposte presentate rispettivamente da Molteni, Meloni e Gelmini.
Oltre a inasprire le pene per ladri, scippatori e rapinatori, il ddl Molteni estende i limiti della legittima difesa. Il deputato leghista propone che sia sempre da riconoscere la legittima difesa a chi abbia agito per “respingere l’ingresso o l’intrusione mediante effrazione” commessa “con violenza o minaccia di uso di armi”. Al domicilio sono parificati i luoghi in cui sia esercitata un’attività commerciale, professionale o imprenditoriale.
La presidente di Fratelli d’Italia chiede che sia sempre presunto il pericolo di aggressione quando l’offesa avvenga di notte o con modalità che creino “paura e agitazione”.
Poi c’è il ddl a prima firma Gelmini. Si propone che sia sempre riconosciuto il diritto di difesa a seguito dell’introduzione, “anche tentata”, nel domicilio e nei luoghi affini. Si modifica poi la definizione della difesa come “non manifestamente sproporzionata”, e non più “proporzionata”, rispetto all’offesa. Nel caso in cui comunque si instauri un procedimento penale, le spese legali di chi si è difeso devono essere coperte dallo Stato.
Verso la procedura d’intesa
Su Repubblica, Liana Milella riporta due retroscena. Innanzitutto chiarisce i motivi del doppio esame contemporaneo di Senato e Camera. Dopo l’avvio della discussione a Palazzo Madama, sono stati i deputati di Forza Italia a far pressione su Giulia Sarti (5 Stelle), presidente della commissione Giustizia della Camera, perché calendarizzasse la discussione anche a Montecitorio. E poi il possibile esito della procedura d’intesa. Il Senato ha cominciato a trattare la riforma una settimana prima: alla fine si dovrebbe cominciare da qui.