Non tutte le violazioni della legge 157 sulla caccia portano a una sospensione del porto d’armi.
Era stato accusato di essersi impossessato della spoglia di un cinghiale maremmano abbattuto all’interno di una riserva faunistico-venatoria. Senza autorizzazione. E dove gli animali vengono allevati allo stato brado. Ma il Tar del Lazio gli ha restituito il porto d’armi sospeso nel 2009 dalla questura. E dopo otto anni potrà quindi tornare a sparare un cacciatore di Viterbo la cui vicenda era cominciata dopo la denuncia di un operaio dell’azienda.
La motivazione della sentenza? Al di là della negazione dei fatti da parte dell’uomo, la sospensione del porto d’armi arriva solo in caso di condanna penale o quando l’infrazione commessa, pur rinvenendosi in un contesto venatorio, concretizzi un abuso non riconducibile a quelli previsti dalle legge 157 sulla caccia. Ma non è questo il caso: nei confronti di chi caccia esercita senza autorizzazione all’interno delle aziende faunistico-venatorie la legge prevede solo una sanzione amministrativa in denaro.