Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato il nuovo regolamento d’accesso alle strutture regionali. Ma in attesa della pubblicazione del provvedimento sul Bur si moltiplicano le interpretazioni sull’autorizzazione all’ingresso per chi è armato.
Quando le interpretazioni divergono, c’è solo una cosa da fare. Andare alla fonte. E, nel caso in cui la fonte non si sia ancora pronunciata, aspettare. Ognuno sta dicendo la sua sul nuovo regolamento d’accesso alle strutture regionali del Veneto, approvato nella giornata di ieri dal Consiglio regionale. E, mentre tutti concordano nel riconoscere che il nuovo provvedimento vieti di entrare negli uffici pubblici e negli ospedali a volto coperto, grande è la confusione sul capitolo armi: che cosa ne è della proposta di Sergio Berlato di aprire le porte delle strutture regionali a chi gira armato, in nome della sicurezza? Ci risulta che il Consiglio abbia approvato il provvedimento in cui si autorizza l’accesso in armi a chi sia in possesso della licenza per difesa personale.
Posizioni diverse
Ma in attesa della pubblicazione sul bollettino ufficiale della Regione fioccano le interpretazioni più disparate. L’Arena titola: “in strutture regionali venete no ad armi”. Il Giornale di Vicenza: “Edifici pubblici: burqa vietato, sì alle pistole”.
E, perlomeno per adesso, non semplificano la questione neppure i consiglieri. Nel commento rilasciato al sito ufficiale della Regione, il relatore Alberto Villanova (Zaia presidente) afferma che «le armi non possano entrare nelle sedi regionali, rifacendoci in questo alla normativa nazionale che ben dice che nessuno può uscire di casa armato. Abbiamo chiarito questo punto con una lunga discussione ma era giusto fare chiarezza anche su questo tema». Ma il Corriere del Veneto riporta una dichiarazione dello stesso Villanova secondo il quale «se uno ha il porto d’armi può entrare, è la legge a dirlo. Noi diamo al direttore dell’Usl la possibilità di introdurre con un nuovo regolamento condizioni più restrittive». Si attende dunque il testo definitivo, così come approvato dal Consiglio, per mettere la parola fine a un capitolo che d’un tratto s’è complicato da sé.