Dopo 10 anni il Tar del Lazio ha respinto il ricorso di un cittadino romano: diniego del porto d’armi, aveva ragione la questura.
Un’aggressione di 22 anni fa è motivo sufficiente per negare il porto d’armi. Anche se la querela era stata lasciata cadere e il pretore aveva dichiarato il non luogo a procedere. Finisce nel modo per lui peggiore l’odissea giudiziaria di un cittadino romano che nel 2007 si era visto sbattere in faccia il niet della questura alla richiesta del porto di fucile per tiro a volo. Dopo dieci anni il Tar del Lazio ha dato ragione ai funzionari dell’Interno. Il non luogo a procedere non mette in secondo piano “il carattere particolarmente violento” del ricorrente, che peraltro partecipò all’aggressione del 1995 insieme al fratello, con lui convivente al momento del diniego del porto d’armi.
Pertanto la valutazione dell’inaffidabilità dell’uomo “nell’uso delle armi non appare affatto illogica e priva di presupposti”.