Il recente attentato di Stoccolma conferma il modus operandi dei terroristi di matrice islamica: impadronirsi di autoveicoli, possibilmente di grossa stazza, e lanciarsi sulla folla cercando di fare più danni possibili.
Ma come, non ci avevano detto che erano le armi civili il mezzo per seminare terrore e morte in tutta Europa? Lo ha messo per iscritto la Commissione e il Parlamento europeo, ridisegnando in tutta fretta la direttiva n° 477 sul controllo delle armi, ciechi su cosa stava accadendo, nel frattempo, a Berlino, Londra e, da ultimo, a Stoccolma.
Siamo più sicuri?
Certo, non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire; intanto la direttiva n° 477 è passata. Ora siamo più sicuri? A vedere quanto accade direi di no, e non credo di essere il solo a pensarla così.
Suv, furgoni e autoarticolati lanciati sulla folla: è senza dubbio più semplice noleggiare, o reperire in modo più o meno lecito, uno di questi veicoli che comprare armi al mercato nero. Più semplice e meno rischioso. Per non parlare delle armi legali, ancor più difficili da ottenere perché sottoposte a stringenti controlli. Quelle che quasi tutti i nostri politici, a Strasburgo come a Bruxelles, hanno messo alla gogna e bollato come responsabili.
Quanta ipocrisia! Imparare a guidare un veicolo è cosa scontata, perché tutti (o quasi) lo sanno fare. Imparare e usare vere armi militari è più complesso: serve un minimo addestramento anche solo per armarle ed eseguire un cambio di caricatore. Per spararci, e colpire un bersaglio, serve un addestramento militare.
La “ricetta” svedese per la lotta al terrorismo
In questo panorama desolante, spicca per originalità e visione utopistica la proposta di Eva Franchell, editorialista del giornale svedese Aftonbladet: eliminare i mezzi a motore dalle città! Un tantino radicale, ma forse risolutivo antidoto contro futuri attentati. Tutti a piedi o con i mezzi pubblici: solo quelli a guida su rotaia, perché altrimenti i rischi permangono.
Una bella spolverata a qualche carrozza, una migrazione di massa di cavalli e muli dai macelli alla pubblica via, et voilà, la ricetta svedese è servita! Una proposta isolata? Per nulla: pare che anche il ministro per l’ambiente svedese (Karolina Skog) sia concorde, ma per motivi diversi. Motivi “di genere”, che vedono l’auto come una propaggine invasiva dell’uomo (inteso come gender maschile), a danno delle donne.
Che dire? Se queste erano le sorprese nelle uova di Pasqua, appena trascorsa, poveri noi…