L’omicidio di Alatri si tinge di un altro capitolo. Prefetto e questore, in accordo con le forze dell’ordine, hanno sequestrato le armi degli amici del ragazzo ucciso.
Perché il sangue non chiami altro sangue. Di sicuro prefetto, questore e carabinieri avranno pensato almeno a un secondo alla tragedia di Vasto, in cui Fabio Di Lello uccise il responsabile della morte della moglie, quando hanno deciso di mettere sotto sequestro le armi degli amici e dei familiari di Emanuele Morganti. Dopo l’omicidio all’esterno della discoteca, la situazione ad Alatri si è fatta incandescente. E Il Giornale racconta che già dal giorno successivo all’assassinio sono cominciate le ronde davanti alle abitazioni dei due indagati. Poi sono arrivate minacce all’avvocato che difende alcuni dei buttafuori finiti nell’indagine. E, allarmate, prefettura e questura hanno tentato di evitare altri spargimenti di sangue. Sequestrando le armi di tutti coloro che avessero un vincolo affettivo con il ragazzo ucciso. Anche se, filtra, si tratta di un atto dovuto.