Il Tar del Molise ha dato ragione a un ingegnere al quale erano state rubate le armi prima della denuncia di trasferimento ma ancora nei tempi consentiti dalla legge. Riconsegnato il porto d’armi.
Il termine delle 72 ore rimane valido anche nel malaugurato caso di furto delle armi trasferite. E, se effettuata in tempo, la denuncia di furto vale anche come denuncia di trasferimento. Senza quindi che scattino sanzioni amministrative nei confronti del legittimo proprietario. Lo ha stabilito il Tar del Molise accogliendo il ricorso di un ingegnere appassionato di caccia dopo sei anni dagli eventi. È illegittima la decisione del prefetto che aveva stabilito la revoca della licenza e vietato la detenzione delle armi, intimandone la cessione pena la confisca.
La denuncia di furto assorbe la denuncia di trasferimento
L’ingegnere custodiva le armi nell’abitazione della madre ma all’occorrenza le spostava nella residenza di campagna. E le conservava in un cassetto chiuso della scrivania. Denunciandone sempre tutti gli spostamenti entro le 72 ore. In una di queste occasioni è accaduto però che le armi siano state trafugate da ignoti a circa 48 ore dal trasferimento. Prima che l’ingegnere si fosse recato negli uffici di polizia a denunciarlo, ma ancora dentro i termini previsti dalla legge. Anche perché “non risulta irrogata al ricorrente alcuna condanna da parte del giudice penale per i fatti contestati”.
Non vi è alcuna omissione colpevole da parte dell’uomo. “Appare evidente che l’interessato non abbia avuto il tempo necessario per segnalare la traslazione”. E la tempestiva denuncia del furto delle armi “assorbe la denuncia della traslazione da un domicilio all’altro”.
Il giudice amministrativo ritiene i provvedimenti “sproporzionati rispetto alla condotta contestata come violazione”. Anche perché “il ricorrente è un professionista maturo che detiene e porta armi da circa 34 anni senza averne mai abusato, né aver dato segni di scarsa affidabilità nella detenzione e nell’uso”.
Ci son voluti sei anni, è vero. Ma stavolta si può dire che giustizia è stata fatta. Almeno fino all’eventuale controricorso al Consiglio di Stato.