L’avvocato Fabio Ferrari commenta la proposta del Partito democratico sul divieto di vendere le armi, in special modo i coltelli, ai minori.
Quando ho saputo della proposta del Partito democratico sul divieto di vedere le armi ai minori, mi è venuto da pensare che le iniziative dominate dall’ideologia senza un preventivo bagno di umiltà circa la conoscenza delle norme portano a generare mostri della ragione, come il sonno.
Leggo con sconcerto che il gruppo parlamentare del Pd ha presentato, o sta per presentare, una proposta legislativa per scongiurare, vietare e sanzionare la vendita di armi ai minori, in particolare dei coltelli.
Così posta, la questione pone fianco a due pesantissime eccezioni:
- le armi ai minori già non si possono vendere, e non si vendono affatto. Neppure quelle di modesta capacità offensiva, come le pistole e le carabine ad aria di potenza minore di 7,5 Joule. Debora Serracchiani, la firmataria della proposta, dovrebbe esserne a conoscenza; oppure si informi meglio;
- i coltelli non sono armi, ma semplici utensili, forse strumenti atti a offendere. Fanno eccezioni quelle particolarissime «armi da taglio o da punta» (daghe a doppio filo, baionette, per citarne due) che già hanno il medesimo trattamento delle «armi da fuoco»: non si possono vendere ai minori.
La situazione attuale
Sui divieti per i coltelli comunemente considerati, compresi quelli da cucina e per sfilettare il pesce (sono molto offensivi e pericolosi), si potrebbe ragionare, fuori da ogni levata di scudi ideologica e al di là di soluzioni posticce, affrettate e ridicole.
Il grosso problema non sono i negozi o le armerie, che sono ben fornite di «coltelli-non armi», bensì la vendita online tramite siti stranieri. Che sono pressoché impossibili da monitorare minuziosamente per la vastità del mercato – soprattutto orientale – che offre ogni tipo di coltello a prezzi, peraltro, irrisori e alla portata del minore.
C’è poi un’incredibile quantità di tali strumenti proposti in fiere, mercati e mercatini: anche lì si deve identificare l’acquirente, altrimenti la norma andrebbe a penalizzare e punire i soli venditori ufficiali, che pagano le tasse e hanno le licenze. Questione di giustizia, ma soprattutto di giustezza.
Ancora una volta si vuole affrontare un problema attuale e concreto partendo da premesse errate, in modo sbagliato; confidiamo nella Provvidenza.
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