Petra Zublasing e Davide Franceschetti hanno vissuto tre giorni di grande intensità ad Auschwitz con la spedizione degli sportivi italiani guidata da Andrea Abodi, ministro per lo sport e i giovani
Tre giorni intensi di commemorazione, sentimenti, legami, sport e tanti ricordi da portare a casa. Il viaggio dello sport italiano ad Auschwitz in occasione della Giornata della memoria (dal 4 al 6 febbraio) – di cui ha fatto parte anche una delegazione della Unione italiana tiro a segno (Uits), composta dal tecnico ed ex campionessa del mondo Petra Zublasing e dal tiratore paralimpico Davide Franceschetti – è stato tutto questo e molto altro. Le visite toccanti al museo della fabbrica di Oskar Schindler e ai campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau, accompagnate da tanto doveroso silenzio, sono rimaste negli occhi e nel cuore dei protagonisti di un’iniziativa voluta dalla presidenza del Consiglio e guidata dal ministro per lo sport Andrea Abodi.
Le parole di Petra Zublasing e Davide Franceschetti
“In luoghi come quelli che abbiamo visitato – ha spiegato Petra Zublasing – fra cui il campo di sterminio di Birkenau, sono comunque riuscita a comprendere la potenza dello sport. Sono rimasta colpita dal silenzio che c’è oggi, pensando a tutto il dolore che si è vissuto lì. A un certo punto abbiamo visitato il “Blocco 10” ad Auschwitz: nel tiro a segno il 10 è una cosa positiva, mentre in quel contesto significava un luogo dove venivano fatti esperimenti sulle donne ebree, utilizzate letteralmente come cavie. Una cosa di forte impatto, anche perché, da donna, ho sentito una grande sofferenza“.
“Una volta di più lo sport ci ha fatto capire che dev’essere inclusione, superamento delle barriere e dignità: per consentire a tutti di vivere in comunione con gli altri“.
Davide Franceschetti ha affermato: “Le visite al museo della fabbrica di Schindler, storia che già conoscevo ma che mi ha fatto capire una volta di più la grandezza di quest’uomo, e ai campi di concentramento di Auschwitz 2 e Birkenau mi hanno messo i brividi; soprattutto pensando al fatto che tante persone, fra cui anche i disabili, arrivassero sostanzialmente in questi luoghi con l’unica prospettiva di morire. Voglio ringraziare Petra per il sostegno che mi ha dato durante tutto il viaggio, anche in situazioni non facili e sotto la pioggia battente“.
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