Il rinnovo del porto d’armi è un argomento all’apparenza semplice e lineare, che sembra però nascondere molteplici insidie e incertezze visto il numero di richieste di aiuto che arrivano in redazione e la quantità di pagine aperte su social e forum. Di qui la decisione di parlarne in modo meno tecnico possibile a beneficio dei nostri lettori
La scadenza è ormai di cinque anni e vale sia per il porto uso caccia sia per il porto uso tiro a volo (chiamato spesso sportivo). Fanno eccezione le licenze di collezione, che sono permanenti, non soggette a rinnovo periodico, e quelle – invero residuali e rare – di porto di pistola/fucile per difesa personale, il cui rinnovo è annuale.
Quando si chiede il rinnovo del porto d’armi?
Premesso che l’amministrazione competente è per entrambe le licenze la questura, si consiglia di anticipare di alcuni mesi la scadenza del titolo se non vogliamo restare scoperti. In teoria basterebbero tre mesi, visto che questo è il tempo massimo per ultimare la pratica; da ultimo – come abbiamo già discusso – alcune questure appaiono gravate da ritardi epici che divengono intollerabili. Se avete la sfortuna di abitare in tali ambiti territoriali anticipate di molto l’istanza di rinnovo, sei o nove mesi almeno.
Come fare?
Credo sia ormai chiaro a tutti che il primo passo da compiere è munirsi delle indispensabili certificazioni mediche (certificato anamnestico e successiva visita per validare i requisiti con ulteriore certificazione), nulla di complicato. Anche qui: informarsi con largo anticipo presso le Asst (ex Asl e assimilate) sulle tempistiche di esecuzione delle visite non costa nulla. Non farlo può cagionare ulteriori ritardi.
Cosa fare se sorgono problemi in questa fase?
Eventuali contestazioni sulla sussistenza dei requisiti psicofisici devono essere contrastate con l’apposita procedura di ricorso alla commissione medica provinciale. La casistica è variegata; spesso diviene necessaria l’assistenza tecnica di un avvocato esperto del ramo, che potrà consigliare le difese opportune. Mentre i medici potrebbero prescrivere esami specifici di approfondimento (a carico dell’interessato), la Questura non ha tale potere, anche se in alcuni casi è stato fatto (richiesta illegittima, a mio parere).
Presentiamo la domanda di rinnovo
Procedura semplice che – è bene rammentarlo – si può svolgere direttamente presso l’ufficio armi delle questure (su internet si trovano le informazioni su giorni e orari di apertura). Non è indispensabile passare attraverso la stazione dei Carabinieri, anche se molti preferiscono fare in questo modo.
Quanto devo attendere?
In linea di massima da 30 a 90 giorni. Se decorre infruttuosamente il trimestre, non scoraggiatevi e iniziate a sollecitare. Il cittadino ha il sacrosanto diritto di pretendere che le amministrazioni rispettino i termini che la legge prevede per ultimare i procedimenti.
Voglio vendere un’arma: devo attendere il nuovo porto d’armi?
No, per la vendita basta la regolare denuncia di detenzione. Chi compra dovrà ovviamente avere un porto d’armi valido. Con la licenza scaduta l’arma non potrà essere spostata dal luogo di detenzione, quindi non potrò portarla in armeria.
Che fine fa la vecchia licenza?
Argomento dibattuto in passato, sul quale ci siamo impegnati allo spasimo per stabilire un principio logico e di giustizia, che – alla fine – anche il ministero dell’Interno ha riconosciuto e messo nero su bianco. Se la licenza non è ancora scaduta, non deve essere ritirata quando andiamo a presentare la richiesta di rinnovo. Le prerogative connesse al porto d’armi devono essere sfruttabili dal titolare fino all’ultimo giorno di validità.
La nuova licenza viene inviata a casa?
Di norma il porto d’armi si ritira personalmente presso l’ufficio armi della questura. Talvolta è spedito presso la stazione dei Carabinieri o presso gli uffici comunali. Vale il consiglio già dato: fatevi parte diligente e, dopo un certo periodo di tempo, interessatevi sulla sorte del documento.
Può la questura negare il rinnovo del porto d’armi?
Certamente: tutto è sottoposto ad ampio giudizio di discrezionalità. Il mancato rinnovo del porto d’armi si chiama in senso tecnico “diniego”. Se ci sono motivi (si spera fondati) di diniego, l’ufficio è obbligato a notiziare per iscritto l’interessato, informandolo che è in corso un procedimento che potrebbe terminare in modo negativo, invitandolo ad accedere agli atti e a difendersi. A questo punto entra solitamente in gioco una figura tecnica: volendo mantenere le prerogative sulla detenzione e utilizzo delle armi, si dovranno porre in atto le opportune difese.
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