Le caratteristiche principali del fondello di un bossolo (rimless, rimmed, rebeated o belted) interessano più o meno tutti coloro che – in poligono o a caccia – utilizzano la carabina. I modi per ricaricarlo dopo lo sparo, ossia full, neck, body e bump sizing, coinvolgono nello specifico solo i ricaricatori
Per analizzare un bossolo conviene dividere la materia in due parti. Prima se ne considerano le varie forme e le tipiche peculiarità, che spesso presentano delle accortezze tecniche importanti per la sua perfetta funzionalità. A seguire invece si analizzano i termini più specifici del mondo della ricarica, ma che possono interessare anche il non-ricaricatore, visto che servono da spunto per alcune riflessioni che coinvolgono ogni tiratore.
Rimless, rimmed, rebeated e belted
Il fondello è uno dei punti più peculiari del bossolo; non solo perché porta tutte le sue scritte identificative, ma proprio per la sua struttura. Si può dividere in quattro grandi categorie: rimless, rimmed, rebeated e belted. Le prime tre categorie riguardano innanzitutto la zona che è adibita all’estrazione della cartuccia dalla camera di scoppio.
Le rimless sono quelle più diffuse, destinate alle classiche carabine bolt action, e molto semplici: presentano un solco tra il fondello e il corpo del bossolo che accoglie l’unghia di estrazione. I bossoli rimmed sono l’esatto opposto: anziché avere un solco, hanno un bordino che fuoriesce dal bossolo e sono destinati all’uso nelle armi basculanti, che non possono avere un’unghia di generose dimensioni come le carabine bolt, ma hanno un dente d’estrazione. E in questo caso il collarino è molto utile. Visto l’impiego particolare, solo i calibri europei ce l’hanno e, tranne qualche rara eccezione come il 9,3×74 R e il suo derivato 8×75 R, nati specificamente per il solo impiego nei basculanti, sono tutti calibri che hanno il loro omologo rimless.
Classico esempio la coppia 7×64 e 7×65 R, in cui il millimetro in più è solo sul fondello, così come tutta la serie basata sul bossolo da 57 mm, quindi 5,6 mm, 6,5 mm, 7 mm e 8 mm, disponibili in entrambe le versioni. Due piccole curiosità: quasi tutti pensano che la R di questi calibri stia per rimmed, termine a noi più linguisticamente avvezzo, mentre in realtà sta per Rand, termine omologo ma di origine germanica. Seconda curiosità: se sono pochi i calibri esclusivamente rimmed, solo uno è nato rimmed e poi ha avuto la sua interpretazione rimless. Si tratta del piccolo 5,6×50, ideato dal costruttore tedesco Heym.
Esistono poi i bossoli rebeated: molto rari, sono quelli che hanno il fondello più piccolo del corpo del bossolo. Nelle armi lunghe, i pochi esempi sono rappresentati dal 6,5-.284 Norma e dal suo progenitore .284 Winchester. Si tratta di un espediente per ottenere bossoli di capienza maggiore che possano però essere gestiti da otturatori di diametro standard, senza quindi stravolgere le linee produttrici delle aziende di armi. Fattore interessante da notare: nonostante l’infinita moltitudine di calibri esistenti, il diametro dei fondelli dei bossoli rimless, belted o rebeated è fondamentalmente riconducibile a solo quattro, ossia small, tipici del .222 Remington e derivati, standard, .30-06 Springfield e derivati, quindi .308 Winchester, .243 Winchester, .270 Winchester ma anche per esempio il 6,5-.284 Norma, poi Magnum, cioè .375 H&H e derivati, compresi .300 Winchester Magnum e 7 Remington Magnum, e infine Super Magnum, tutti basati sul bossolo del .404 Jeffery, che comprendono i Remington Ultra Magnum, sia lunghi sia corti, e i vari Wsm e Wssm.
Passiamo adesso ai bossoli belted, ossia cinturati, cioè quei bossoli dotati di una corona sopra il solco per l’unghia d’estrazione. Spiegare la funzione del belt è alquanto difficile visto che nella maggior parte dei calibri moderni non serve assolutamente a nulla, anzi: è decisamente un fastidio, soprattutto per i ricaricatori. Per capirne la genesi, dobbiamo guardare un po’ la storia. In principio fu il 375 .H&H Magnum, calibro che si impose subito nella savana africana e nelle menti dei cacciatori come il calibro magnum; il concetto venne rimarcato qualche anno dopo dal suo figlioletto, il .300 H&H Magnum, basato sul bossolo del primo con il colletto ristretto a .308”.
In questi calibri il belt era necessario: sono entrambe cartucce con delle spalle molto sfuggenti (15° il 375 e poco più di 8° il 300), quasi dritte in realtà, quindi non in grado di assicurare il corretto head space. Viene quindi introdotto il belt (cintura) che, con il suo angolo retto, fornisce uno spazio di testa certo e corretto. Nella mente dei cacciatori comincia comunque a entrare nella mente il binomio apparentemente imprescindibile di belt e magnum. Il danno definitivo, visto che più magnum di così non si può, avvenne grazie a Roy Weatherby che per i suoi calibri wildcat, destinati poi a diventare cartucce proprietarie, negli anni Quaranta scelse proprio il .375/.300 H&H come base. Per quanto fosse una scelta inutile dal punto di vista costruttivo – anche se avendo una spalla a doppio raggio, il belt del tutto inutile non è – era però intelligentissima sotto la logistica.
Dato che si trattava di calibri basati su altri bossoli, intervenne su quelli più disponibili della fascia che lo interessava. Quando, nei primi anni Sessanta, le grandi aziende Winchester e Remington lanciarono i loro calibri magnum, chi li avrebbe mai creduti veramente potenti se non fossero stati dotati di belt? E così purtroppo ancora oggi sono ornati da questo orpello che disturba in fase di alimentazione (meglio avere un bossolo liscio che uno con un salterello), ed è soprattutto rognoso per i ricaricatori. Infatti, se si abbassa troppo la spalla in fase di ricalibratura, con l’allungamento repentino dato dall’appoggio tutto sul belt il bossolo tende a tranciarsi. A parte questi dettagli, sono comunque cartucce validissime e precise, nonostante l’inutile accessorio. Per terminare il discorso sui fondelli, giusto per dovere di cronaca va ricordato che esistono i bossoli flaged (flangiati) come il .220 Swift, che sono un po’ un incrocio tra i rimless e i rimmed: hanno infatti il solco d’estrazione ma anche un leggero collarino. Oggi inutili, sono praticamente sconosciuti.
Fireforming
Letteralmente formatura a fuoco, il fireforming è una pratica specifica della ricarica e indica l’atto di far prendere al bossolo la forma della camera di scoppio con la tecnica più semplice, cioè sparando. In alcuni casi, come nell’adattare un bossolo originale per creare il suo wildcat, è un procedimento necessario; è molto utile per assemblare cariche estremamente elevate al fine di spremere il massimo delle prestazioni. Il fatto di ridurre l’espansione del bossolo, che di fatto ha già la forma della camera, ne prolunga la vita. Ciò ovviamente presuppone che al bossolo venga ricalibrato solo il colletto: se viene ricalibrato completamente, il vantaggio viene perso totalmente o almeno in gran parte.
Sizing
Nella ricarica, il sizing indica l’operazione di ricalibratura del bossolo, pratica necessaria dopo che lo stesso è stato sparato nella camera di scoppio della nostra arma e subisce una deformazione dovuta all’esplosione. Ci sono però diversi tipi di ricalibratura. Prima di vederli uno alla volta, è giusto ricordare a grandi linee le parti principali della struttura di un bossolo e le loro funzioni importanti, cominciando dall’alto: il colletto che trattiene la palla, la spalla su cui appoggia la cartuccia in camera, il corpo che si adagia sulle pareti laterali della camera di cartuccia. Sono termini che solitamente vengono accoppiati anche al termine “die” (matrice), l’attrezzo utilizzato per riformare il bossolo: il full die sarà la matrice che ricalibra completamente il bossolo, e così via.
Full sizing
Ricalibratura totale del bossolo: vengono ripresi tutti e tre gli elementi. Se praticato da una matrice tipo Bench Rest, con tolleranze molto strette, è il sistema migliore. Verranno eliminate quelle tensioni dovute alle deformazioni del bossolo in fase dello sparo, sempre foriere di colpi erratici, in particolare per calibri particolarmente intensi che comportano di solito elevate dosi di polvere e bossoli lunghi. I difetti di questo sistema sono una vita del bossolo tendenzialmente un po’ più corta, anche se utilizzando le suddette matrici la vita operativa sarà la medesima, e la necessità di lubrificare comunque il bossolo, e conseguentemente di ripulirlo, operazioni che portano via tempo.
Neck sizing
Nel neck sizing si attua la sola ricalibratura del colletto: questa pratica è comunque necessaria, perché sotto effetto dello sparo il colletto si dilata e non avrebbe tensione sufficiente a trattenere la palla. È un sistema poco invasivo, molto rapido, non necessita lubrificazione o solo minima. Alcuni die sono a dimensione predefinita, quelli più raffinati sono invece dotati di boccole intercambiabili (bushing) per ottimizzare la chiusura del colletto in base allo spessore e conferire così la perfetta tensione sulla palla. Se utilizzato per ricaricare i bossoli di un calibro intermedio, con cariche da tiro non particolarmente pepate e sparate in una buona arma con una camera di scoppio molto stretta, allora sarà particolarmente redditizio. Bisogna però stare attenti che non subentrino tensioni dovute alla deformazione del corpo del bossolo, che comprometterebbero la rosata con colpi erratici, i cosiddetti flyer.
Body sizing
Con body sizing si intende la ricalibratura del solo corpo del bossolo: si usa quando subentrano le tensioni che comportano problemi di precisione, come prima accennato. Lo includono i migliori set di matrici neck.
Bump sizer
La terminologia bump sizer deriva dal verbo to bump, urtare: è una matrice molto particolare costruita dalla Forster-Bonanza, prodotto validissimo e meritevole di menzione. Si tratta di un die dotato di bushing intercambiabili, che pratica il sizing del colletto e della spalla, il punto più critico per le deformazioni del bossolo e che maggiormente può creare le tensioni di cui abbiamo parlato. È un po’ la via di mezzo tra il full e il neck: è un attrezzo molto sensato che merita di essere provato.
Cos’è la trimmatura?
La trimmatura interessa solo i ricaricatori. Tutti i bossoli hanno una determinata lunghezza prestabilita ideale; e tanto più ci si avvicina, maggiore sarà la precisione della nostra cartuccia ricaricata. Sparando, il bossolo tende ad allungarsi per i soliti problemi di migrazione del materiale e stress dovuto allo sparo. Quindi è molto probabile che sia necessario trimmare, cioè accorciare, i bossoli mediante opportune frese o torni, sia per mantenerli all’interno del range consentito sia, soprattutto, per portarli tutti alla stessa esatta lunghezza, in modo da uniformare le pressioni e, di conseguenza, migliorare la precisione.
In fondo l’unico modo che si abbia per ottenere veramente la precisione con la ricarica è questo: oltre a trovare la carica che più si addice alla nostra arma, la vera difficoltà è riuscire ad assemblare le cartucce nella maniera più costante possibile, le une uguali alle altre. Dopo la trimmatura è assolutamente fondamentale eseguire la sbavatura all’interno e all’esterno della bocca del bossolo: dopo l’operazione del trimming infatti rimarrà squadrata, rischiando di creare distorsione sia nell’inserimento della palla sia successivamente, quando il bossolo verrà infilato in camera.