Smith & Wesson Model 19, il sogno di un poliziotto

Il revolver Smith & Wesson Model 19 con canna da 4"

Lo Smith & Wesson Model 19, compatto e relativamente leggero revolver su telaio K, venne presentato nel 1955. Perché venne definito “il sogno di un poliziotto”? Scopriamolo insieme

Per anni la .357 Magnum è stata una cartuccia “da ricchi” e i revolver per essa camerati erano soltanto prodotti di altissimo livello anche per quello che riguarda le finiture esterne. Colt fu il primo, col Trooper, a proporre un revolver .357 più “popolare”; S&W seguì la stessa strada allestendo, anno 1955, il suo Model 28, in pratica una versione con finiture meno elitarie del Model 27. Il nome completo di quel revolver era Model 28 Highway Patrolman, a sottolineare che la destinazione principale dell’arma erano i poliziotti in divisa. Highway Patrolman si può infatti liberamente tradurre con “poliziotto della Stradale” e si riteneva infatti che questo revolver, proposto solo con canne da 4” e 6”, costituisse, grazie proprio al calibro, un’arma ideale per chi si trovava ad operare “all’aperto” e aveva necessità anche di una più accentuata capacità di penetrazione.

 

La definizione di Bill Jordan

Il Model 28 ha avuto un certo successo, ma è stato “frenato” proprio da un altro modello che S&W presentò nello stesso anno 1955: il Model 19, un compatto e relativamente leggero revolver su telaio K, fino ad allora utilizzato solo per il .38 Special ma che divenne impiegabile con la .357 Magnum grazie ai progressi nella metallurgia, in virtù dei quali fusto e tamburo divennero più “robusti” a parità di quote. Bill Jordan fu in un certo senso il papà del Model 19, quel famoso appartenente alla Border Patron riuscì infatti a convincere S&W della validità di un revolver .357 Magnum meno ingombrante e pesante di tutto quello che il mercato allora offriva. Bill Jordan definì il Model 19 “a peace officer’s dream” (il sogno di un poliziotto), a significare le eccellenti caratteristiche dinamiche di un’arma che vantava anche l’eccellenza della doppia azione (superiore a quella di qualsiasi altro modello di serie) e, grazie a una impugnatura superlativa (che tale è ancora di più nella variante round butt in origine abbinata solo alle canne corte), una controllabilità adeguata all’uso di polizia. Prodotto in allestimenti con canne da 21/2”, 4” e 6”, il Model 19 ha poi dato origine a un altro grande classico, il Model 66 in acciaio inossidabile, del tutto sovrapponibile al primo con la sola differenza del tipo di acciaio usato per la costruzione. E sempre sullo stesso telaio K sono nate anche le controparti con mire fisse del 19 e del 66, i Model 13 e 67, offerti con canne da 3” e 4”.

 

I dubbi sull’affidabilità

Il revolver Smith & Wesson Model 19 con canna da 2,5”

Eccellente per caratteristiche dinamiche, eccellente per l’impugnatura e lo scatto in DA, lo Smith & Wesson Model 19 era sostanzialmente più piccolo e leggero dei grossi N frame, come pure dei Python e dei Trooper, ma questo non significava solo aspetti positivi, visto che negli anni ’70, quando si iniziò a usare le cartucce magnum anche per l’allenamento (fino ad allora per allenamento veniva usata soprattutto la .38 Special), iniziarono a levarsi voci su una presunta “debolezza” strutturale, che precludeva l’uso sostenuto della munizione .357 Magnum per cui era camerato. Che la vita utile del telaio K fosse inferiore a quella del telaio N era indiscutibile ma non sono state poche le voci che hanno sostenuto come la durata e l’affidabilità del Model 19 fossero adeguate pure quando sottoposto a diete continuate ed esclusive di cartucce di fabbrica .357 Magnum. Anche fra queste voci, pur sostenendo l’adeguata robustezza del castello, non mancavano quelle che ritenevano il Model 19 come bisognoso di attente cure per quanto riguardava l’azione nel caso di uso continuativo in DA e sparando molte cartucce magnum. In effetti, con un uso rude e continuato, l’azione del Model 19 tendeva ad andare fuori tempo; per giunta, nel 1970, era iniziata la rivoluzione Ruger, che con i suoi Speed Six e Security Six aveva realizzato revolver indistruttibili e con azioni che non andavano mai fuori tempo neppure dopo decine di migliaia di colpi .357 Magnum sparati in doppia azione.