Gli Akm romeni in calibro 7,62×39 furono esemplari maneggevoli ed efficienti, dotati anche di un particolare calciolo ripiegabile.
Con la costituzione del Patto di Varsavia, le Forze armate rumene iniziarono ad adottare i fucili a tiro selettivo Ak47 in calibro 7,62×39 millimetri di produzione sovietica, ai quali seguirono esemplari assemblati e il primo modello di produzione locale, che si rifaceva fedelmente all’originale sovietico di tipo “3” – caratterizzato da un castello in acciaio forgiato e fresato – realizzato all’arsenale di Cugir, che assunse la denominazione di “A1”.
Durante il secondo anno di produzione fu introdotta una prima variazione, consistente nell’aggiunta di un’impugnatura a pistola sul guardamano anteriore: questa veniva realizzata tramite lavorazione di un unico componente in legno, diventando una peculiarità tipica degli esemplari di produzione rumena, ed era finalizzata a rendere l’arma più facilmente controllabile durante il tiro automatico e semiautomatico.
Negli anni successivi i rumeni iniziarono a produrre Akm con alcune varianti: la prima consisteva nella versione per le truppe di fanteria, con un’impugnatura anteriore lievemente curvata in avanti mentre i modelli con calciolo ripiegabile furono destinati alle unità aerotrasportate e al personale assegnato a veicoli blindati.
In anni posteriori, i rumeni – seguendo la “modernizzazione” sovietica – optarono anch’essi per l’utilizzo della lamiera stampata, volta a ridurre il peso e a semplificare il processo produttivo seguito anche dagli altri Paesi aderenti al patto di Varsavia.
Ancora più diversi
Con l’avvento degli anni Settanta, le Forze armate rumene iniziarono un’ulteriore diversificazione dei propri modelli, concernenti principalmente in calcioli ripiegabili similari ad esemplari come quelli utilizzati sugli Aks – 47 sovietici e gli Mpi – Kms prodotti nella Germania Est, dotati di impugnature anteriori di varie configurazioni.
Per quanto riguarda la produzione rumena, si nota che la matricola dell’arma è impressa sul lato sinistro della culatta, preceduta dall’anno di fabbricazione sul copri culatta, sull’otturatore, sul tubo recupero gas, sulla leva della sicura e sulla guardia del grilletto; tuttavia sono state individuate anche alcune variazioni.
Il selettore di fuoco a leva, posto sul lato destro, mostra la lettera “S” per sicura, “FA” per tiro automatico e “FF” per tiro semiautomatico; è inoltre possibile che siano presenti anche le semplici lettere “S”, “A” e “R” con il medesimo uso di utilizzo.
Per le versioni di esportazione militare possono essere utilizzati anche i numeri “1”, “2” e “3”; le versioni destinate al mercato civile mostrano solamente due posizioni, consistenti nella lettera “S” per sicura e “F” per tiro semiautomatico.
L’alimentazione è fornita in genere da un caricatore bifilare dalla capienza di 30 colpi ma, eventualmente, possono essere adottati caricatori di diversa capienza.
Le caratteristiche
Per quanto riguarda la lavorazione di queste armi, si denota una buona rifinitura generale dei componenti: nel caso degli esemplari destinati al mercato civile si riscontra un assemblaggio di elementi prodotti secondo specifiche militari, che vengono uniti ad altri destinati al mercato civile.
Il castello è in lamiera stampata con piccole guide, ricavate sui fianchi, per favorire l’inserimento del caricatore: la copertura superiore è in lamierino grigio scuro provvisto di nervature.
La canna cromata è ben realizzata ed è dotata di un freno di bocca a fetta di salame realizzato su specifiche militari; eventualmente può essere sostituito con altri esemplari sempre a specifiche militari secondo le necessità dell’utilizzatore. Otturatore, gruppo d’armamento, pistone recupero gas mostrano di essere particolarmente efficienti sia durante elevate sezioni di fuoco prolungato in poligono sia in ambiti addestrativi ricavati in aree apposite.
Mire e ottiche
Il gruppo di mira è costituito da una posteriore con tacca a “U” – caratterizzata da una posizione da combattimento – e da un alzo graduato con intervalli di mira tra cento e mille metri (questi ultimi da considerarsi teorici) e da una frontale costituita da un palo di mira verticale regolabile in altezza e deriva.
L’arma è inoltre dotata di un’apposita guida ricavata sul lato sinistro, che è in grado di montare vari sistemi ottici prodotti dalle nazioni dell’ex blocco orientale: tra questi possiamo citare Ps0-1, Lps Tipo 2, Ps0-1, M2, 1P29, red dot Pk-A, 1Pn34 e Nsp3, che certamente soddisfaranno gli appassionati.
L’Akm esibisce una calciatura posteriore in legno dotata nella parte terminale di un guscio metallico con finestra, al cui interno è ricavato un alloggiamento per il kit di pulizia e un particolare accessorio fornito per la regolazione della mira frontale: l’asta dello scovolo è posta sotto la canna ed è di facile e rapido impiego.
La guardia del grilletto è ben rifinita, con un grilletto liscio abbastanza largo con una curvatura regolare e un buono scatto, ma è contraddistinto – come tutti gli Ak – da una precorsa piuttosto lunga con uno scatto rapido.
Al tiro
L’arma è facilmente controllabile durante il fuoco e mostra un’estrazione decisa anche durante prolungate sessioni di tiro: la vampata alla bocca non appare particolarmente eccessiva anche con differenti caricamenti.
Come ogni arma, l’Akm necessita di un’accurata pulizia di tutti i componenti dopo l’impiego, prestando una corretta attenzione al tubo recupero gas specialmente quando vengono utilizzate munizioni con inneschi corrosivi… un elemento spesso trascurato da molti utilizzatori.
In varie occasioni abbiamo potuto esaminare e utilizzare parecchi esemplari di Akm rumeni che hanno sempre operato in modo efficiente sia con munizionamento di surplus, sia di varie produzioni commerciali e anche di produzione “casalinga”: nell’ambito degli 80 metri, con l’arma in appoggio sul classico sacchetto di sabbia, si sono presentate abbastanza buone rosate.
Nel tiro rapido in piedi, a terra o dal classico bancone, l’arma è agevolmente controllabile dopo un poco di pratica: la calciatura è piuttosto corta per un tiratore medio occidentale e necessita inizialmente di una certa pratica prima di poterla sfruttarla al meglio.
Le parti in legno sono robuste e ben realizzate, e in grado di sopportare facilmente vari ambiti operativi.
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