È morto Ivo Fabbri, uno dei più noti costruttori di fucili da caccia in Italia.
La sera dell’otto maggio è scomparso Ivo Fabbri, colui che con il proprio sovrapposto ha proiettato la costruzione del fucile da caccia italiano al vertice della qualità mondiale. È difficile per me, che ne ero amico, delineare in poche righe la sua vita e le sue opere.
In lui coesistevano armoniosamente due nature che è molto raro trovare riunite in una sola persona: quella dell’artigiano appassionato inventore di particolari meccanismi, vero erede della centenaria tradizione romagnola (era nato il 4 dicembre 1928 a Poggio Berni, oggi provincia di Rimini, allora di Forlì); e quella del tecnico sagace, formatosi all’interno della grande industria meccanica, tutto teso verso quell’innovazione tecnologica che sola gli poteva consentire di raggiungere la massima perfezione esecutiva. Se a queste due sue caratteristiche si aggiungono l’assoluta dedizione al lavoro e una spiccata simpatia e capacità commerciale, abbiamo un quadro che a grandi linee ci può far intravedere la personalità di Ivo.
Ho ancora un vivido ricordo della prima volta che vidi un suo sovrapposto. Nel 1966 ero al primo anno di Università a Milano e stavo visitando la mitica Fiera campionaria di aprile, che aveva nel padiglione della Meccanica un esteso settore dedicato alle armi. Il fucile era esposto allo stand dell’armeria Malentacchi di Milano, relativamente piccolo ma raffinato e ben fornito negozio situato in pieno centro, in via San Maurilio. Il titolare me lo esibì, decantandolo. Io rimasi folgorato dalle soluzioni meccaniche e delle linee e dal nitore dell’esecuzione. Non avevo mai visto prima un fucile da caccia che irradiasse insieme una sensazione di qualità e di bellezza così elevata.
Una storia lunghissima
Altri esemplari poi li intravidi nelle vetrine della celebre ed elitaria armeria Scam del nobiluomo Pino Buttafava; qui convergeva il parterre più ricco non solo di Milano e della Lombardia, ma di tutta l’alta Italia. Fu lui, celebre cacciatore e tiratore, a ordinare e a vendere tanti fucili Fabbri dei primi anni di produzione, contribuendo all’inizio a farli conoscere ed apprezzare.
Vennero poi gli ordini esteri e in particolare statunitensi come quello di Henry Ford; e nel giro di poco, già alla fine degli anni Settanta, i fucili Fabbri rivaleggiavano alla pari con i più blasonati nomi inglesi, per poi superarli definitivamente poco tempo dopo. Attualmente i fucili Fabbri sono celebri e apprezzati in tutto il mondo; gli stessi inglesi, che fino a cinquant’anni fa consideravano la loro patria come l’unica nazione dove si realizzavano i fucili di più alta classe, quando se lo possono permettere sono convinti acquirenti ed estimatori dei Fabbri. La scomparsa di Ivo Fabbri è per me motivo di profonda tristezza e di grande cordoglio, anche se lo penso finalmente sereno e riunito alla sua adorata moglie Wanda. La più sentita vicinanza al figlio Tullio, che da anni ne continua validamente l’opera, e ai nipoti tutti.