L’Essf analizza le conseguenze del divieto di munizioni in piombo senza un adeguato periodo di transizione.
Senza un adeguato periodo di transizione quantificato in dieci anni tondi, imporre il divieto di munizioni in piombo in Europa avrà un grave impatto socioeconomico sull’industria e sull’indotto. L’European Shooting Sports Forum, che ha pubblicato uno studio dettagliato su Eractiv, lo calcola in 4 miliardi di euro e 16.000 posti di lavoro persi; a ciò devono aggiungersi i costi a carico della collettività per le spese di welfare, pari a 1 miliardo e 400 milioni di euro.
L’Agenzia europea per le sostanze chimiche ha sottostimato le conseguenze del divieto, che impatterà sulle abitudini di circa 10 milioni di persone e sulle loro spese, fino a 20 miliardi di euro ogni anno. Senza una vera transizione almeno il 50% delle industrie coinvolte, soprattutto quelle medio-piccole e orientate esclusivamente al mercato europeo, dovrà far fronte a una crisi o addirittura alla chiusura.
L’Echa, si legge nello studio, sembra infatti ignorare che le performance di una munizione sono dovute a tutte le componenti; cambiarne una obbliga a reingegnerizzare l’intera unità. Solo poche ci riusciranno nel giro di un triennio. Le altre avranno bisogno di dieci anni, e alcune non ce la faranno mai; è il caso delle munizioni .22 a percussione anulare, per le quali si fatica a trovare una valida alternativa al piombo.
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