Da un giorno e mezzo si sta discutendo dell’articolo del Corriere della Sera sulle armi in America. Lo ha firmato Giuseppe Sarcina sotto il titolo “Armi in Texas: controlli finti, 50 dollari e test nel retrobottega”.
Tra l’idea che il secondo emendamento consenta il possesso di armi “grazie a un’interpretazione storicamente discutibile” e l’affermazione che “un serial killer passerebbe tranquillamente il test” per l’acquisto, da un giorno e mezzo si sta molto discutendo dell’articolo del Corriere della Sera sulle armi in America. E non solo per le incongruenze, su tutte niente controlli nei negozi e però commessi armati con la Glock 43 nella fondina.
Lo ha firmato Giuseppe Sarcina, sotto il titolo “Armi in Texas: controlli finti, 50 dollari e test nel retrobottega”. Ciò che sorprende è il tono incomprensibilmente scandalistico: si sa che rispetto all’Italia – e a tanta Europa – in America sono diverse sia la cultura sia soprattutto le leggi. E allora che senso ha sottolineare che le procedure per l’acquisto di un’arma sono semplificate; che la “mitraglietta a due canne è tragicamente mostruosa”; che “chiunque senza alcun controllo può familiarizzare in tempi brevi con questi ordigni micidiali”? Semplice tentativo di aumentare l’audience grazie a un tema che comunque attrae, quasi come la nera? O piuttosto un altro tassello nel mosaico eterno della demonizzazione delle armi?
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