Definita dagli americani “mighty mite”, piccola e tosta, la pistola Beretta Modello 1934 ha rappresentato uno dei più grandi successi conseguiti dal marchio italiano. Il secondo conflitto mondiale ormai alle porte fu complice della sua sterminata produzione.
Passiamo a qualche dato numerico sulle adozioni militari. La polizia arrivò per prima con la commessa risalente a giugno del 1935 per 1.000 pistole, che ricevette nel gennaio dell’anno successivo. Il primo massiccio ordinativo di 150.000 pezzi per l’esercito risaliva al 1936 e fu consegnato nel corso dei due anni successivi. Dopo il 1940 arrivò un ordine di Beretta Modello 1934 per conto della Romania, sebbene la richiesta fosse stata maggiore è stato stimato un numero di circa 40.000 pezzi consegnati. Già nel 1942 venne raggiunto il numero 999.996 rendendo necessaria l’apposizione di un prefisso al corredo matricolare. Così alla lettera “F” (ultima matricola prodotta F99997) seguì la lettera “G” (in uso fino all’autunno del 1943) insieme alle successive cinque cifre.
Tra le varie forniture alla Finlandia, circa cinquecento Modello 1934 vennero destinate al quartier generale della Guardia Civile che le punzonò con l’acronimo “Sk.Y” (Suojeluskuntain Yliesikunta). Dopo la caduta del fascismo, il 25 luglio 1943, scomparvero dai carrelli i numeri romani che indicavano l’era fascista – adottava come inizio dell’anno I il 28 ottobre 1922, data della marcia su Roma, terminando con la caduta del regime all’anno XXI -. Tale indicazione, tuttavia, non è sempre d’aiuto nell’orientare cronologicamente le armi, per diversi motivi. In primo luogo l’era fascista di riferimento non sempre corrisponde al corredo matricolare dell’anno di produzione e, in seconda istanza, sembra scontato che in tempo di guerra contingenti necessità abbiano potuto far venir meno qualche dato sui pezzi effettivamente realizzati.
Al tempo della Repubblica sociale italiana, il controllo della produzione dell’azienda valtrumpina passò sotto la direzione dei tedeschi che identificavano la pistola con la sigla P.671 (i) dove la lettera, iniziale di “italienisch”, identificava la nazionalità dell’arma.
Fino agli anni Ottanta
Nelle successive produzioni seguiva i quattro numeri dapprima il suffisso “AA” – fino al 1944 – per poi proseguire con la serie “BB” sino al termine della guerra. Secondo le indicazioni dei registri conservati dalla Beretta, i numeri di matricola delle armi consegnate ai tedeschi andavano da 0001AA a 9999AA e da 0001BB fino a 9803BB, per un totale di circa 19.000 pistole. Alcune delle quali recavano i punzoni dell’Heeres WaffenAmt “WaA162” sormontato dal logo dell’aquila (Loriano Franceschini, Le pistole della Wehrmacht, Vol. 2, I contratti esteri, cit., pp. 132-134).
Con il blocco matricolare rimasto incompiuto “BB” terminò la produzione bellica, sebbene la Beretta Modello 1934 continuò a essere costruita fino agli anni ’80 del secolo scorso. In totale, ne furono fabbricate oltre un milione.