Polvere nera e polvere infume, avancarica e cartuccia metallica possono convivere? Un test informale tra una carabina moderna e un fucile Gibbs 1865 ci dimostrano che le gerarchie non sono così scontate.
Avancarica contro cartuccia metallica, si può? Ha senso paragonare le performance della polvere nera, la cui formulazione risale al IX secolo, con quelle degli esplosivi più moderni, sviluppati negli anni ’80 dell’Ottocento? La domanda potrebbe sembrare capziosa e dalla risposta scontata ma questo è vero fino a un certo punto. Lo dimostrano gli ottimi risultati sportivi che i tiratori ad avancarica ottengono a tutte le latitudini. E’ per questo motivo che abbiamo invitato un tiratore specializzato nel tiro a lunga distanza con l’avancarica a dimostrare che con la polvere nera si possono ottenere prestazioni sovrapponibili a quelle della cartuccia metallica. Sede del confronto è stato il campo di tiro di Valbella (VI).
Uno contro l’altro armati
Non si è trattato di una sfida bensì di un test comparativo nel corso del quale ci siamo confrontati con Gianluca Frison – della Compagnia Avancarica Veneta, tra i migliori interpreti italiani nelle gare di tiro a lunga distanza – che nell’occasione ha utilizzato una replica del fucile Gibbs 1865 prodotto da Pedersoli. Per il confronto una carabina da caccia, la straight-pull prodotta da Merkel, il modello RX.Helix.
Da una parte, quindi, un’arma dallo spirito antico ma realizzata in tempi recenti e secondo procedure tecniche e industriali moderne, dall’altra una carabina basata su un sistema di funzionamento maturo (risale infatti ai moschetti Ross, Mannlicher M1895 e Schmidt-Rubin 1889 / 1911 / K31) ma di concezione moderna e capace di rosate – con la cartuccia corretta – contenute nel terzo di Moa. Non un’arma da tiro ma una carabina sensibile alla conformazione della palla e connotata da una precisione “venatoria”.
Uno spunto di riflessione
Abbiamo affrontato questo test per curiosità personale, senza alcuna prevenzione mentale. Era da tempo che volevamo confrontarci con chi ne sapesse davvero per capire se “il passato può avere un futuro”. Non possiamo quindi dire altro se non che questa dimostrazione sui generismi ha confermato le nostre convinzioni. Se avessimo voglia di metterci alla prova e fossimo disponibili ad accettare qualche disagio, potremmo sottrarre l’avancarica dalla nicchia delle manifestazioni settoriali cui è confinata. Se davvero ne avessimo voglia, potremmo abbracciare una filosofia “slow”, quasi zen, nel nostro approccio al tiro. Con risultati che ci darebbero il doppio delle gratificazioni e, annullando la distinzione tra mezzo e fine nel nostro sparare (come ci insegna il bel saggio Lo zen e il tiro con l’arco di Eugen Herrigel, 1948), una maggiore consapevolezza.