“La Verità” riporta il caso di un poliziotto di Novara, che aveva chiesto il porto d’armi per difesa personale. Troppo ingombrante la Beretta 92 quando si è fuori servizio. Richiesta respinta
Niente porto d’armi per difesa personale per gli agenti fuori servizio. E quindi o pistola d’ordinanza o nulla. Almeno in attesa di una decisione ufficiale del Ministero dell’Interno. Lo riporta La Verità, citando anche il commento di Gianni Tonelli, segretario del Sap. Il quotidiano diretto da Maurizio Belpietro analizza il caso di un agente in servizio a Novara e il suo scambio epistolare con la prefettura. E lo considera un caso di scuola. Visto che le prefetture stanno bocciando sistematicamente le richieste avanzate dai poliziotti.
Il caso di scuola dell’agente in servizio a Novara
Nel corso dell’estate, l’ex capo del Viminale Angelino Alfano aveva incentivato i poliziotti a girare armati anche fuori servizio. Ma l’arma di ordinanza, la Beretta 92, pesa più di un chilo ed è lunga 21 centimetri. Non proprio l’ideale per girare in abiti civili senza dare nell’occhio. Così l’agente aveva richiesto il porto d’armi per difesa personale. “A causa della recrudescenza degli attentati terroristici operati sempre più da soggetti isolati. E frutto di solitaria e imprevedibile programmazione”. Richiesta negata dalla prefettura. Gli uffici di Novara rispondono che “in relazione all’incarico ricoperto, il richiedente non è esposto a particolari rischi”. Pertanto non esistono “sufficienti motivazioni che dimostrano la reale esposizione a rischi. Non sono evidenziati fatti o circostanze di pericolo attuale”. Tonelli, segretario del Sindacato autonomo di polizia, ne spiega i motivi. Soprattutto burocratici. Si tratta infatti, chiarisce il numero uno del Sap, di “una prassi dettata da un vuoto normativo”.