La Federazione europea delle associazioni venatorie ha rilasciato una nota di commento a uno studio UNEP/CMS e FAO su influenza aviaria
La Face ha rilasciato una lunga nota esplicativa in cui commenta le risultanze di uno studio UNEP/CMS e FAO su influenza aviaria. La federazione delle associazioni venatorie sottolinea il ruolo dei 7.000.000 cacciatori in Europa. Si tratta infatti di una figura chiave per monitorare lo stato di salute della fauna selvatica. In particolare per riportare potenziali casi di influenza aviaria. Senza creare ovviamente inutili allarmismi, la Face suggerisce infatti di non abbassare l’allerta e mantenere alta la sorveglianza. E ovviamente di riportare ogni caso sospetto alle autorità nazionali, in caso di uccelli sia morti sia malati.
Semplici procedure igieniche
Gli animali infetti potrebbero morire improvvisamente oppure mostrare un range di sintomi diversi. Si fa da sintomi respiratori a gonfiori nella testa fino a cattive condizioni in senso generale. Ma non è neppure detto che i segni clinici emergano a prima vista. Alcuni uccelli, tipicamente le anatre, potrebbero essere infettati senza mostrare alcun sintomo apparente.
La Face sta intervenendo presso le associazioni nazionali aderenti. E richiede un duplice intervento. Il monitoraggio attivo per tenere sott’occhio il fenomeno. E la necessità di informare tutti i propri iscritti sulle misure igieniche da non sottovalutare. Anche in caso di animali apparentemente sani.
Ovviamente gli animali palesemente malati non devono essere manipolati né tantomeno mangiati. Ma in generale la Face ricorda di lavarsi vigorosamente le mani dopo qualsiasi attività venatoria. E non solo le mani. Vale la pena di perdere qualche minuto anche per lavare a fondo coltelli, attrezzature e in generale tutte le superfici che siano venute in contatto con gli animali. E poi, in generale, non bere, mangiare o fumare mentre si manipolano le carcasse degli animali abbattuti. E la selvaggina abbattuta deve essere sempre consumata previa cottura.
Il ruolo della caccia nella gestione dell’influenza aviaria
Perché si sa, l’aviaria non è più considerata un’emergenza e non ha senso creare inutili allarmismi. Però lo studio citato in apertura è tornato ad accendere la luce sul problema. E allora, proprio per contenere le paure e i possibili problemi, è opportuno informare chi viene in contatto frequente con gli animali. È vero peraltro che le infezioni maggiori si sviluppano negli allevamenti. Ma se questa è l’occasione per ricordare la giusta prassi, ben venga anche lo studio sulla caccia.
Anche perché, chiude la Face, “it is important to note that it has not been demonstrated that hunting contributes to spreading the disease. Further, hunting restrictions would remove a key method of surveillance across Europe”. Vale a dire che è fondamentale ricordarsi che non esiste correlazione dimostrata tra caccia e diffusione dell’epidemia. Anzi, la caccia è un metodo essenziale di sorveglianza e gestione (anche sanitaria) in Europa. E qualsiasi restrizione andrebbe a incidere su un ingranaggio essenziale.
(esseti)