L’uomo, piemontese, tentava di ottenere il trasferimento dalla sede di lavoro per evitare il turno di notte e per questo inventò di aver compiuto un atto di autoerotismo nello spogliatoio femminile. Ma ha perso il posto e, dopo la sentenza del Tar del Lazio, il porto d’armi.
Voleva in tutti i modi ottenere il trasferimento in altra sede di lavoro, per non dover più svolgere il turno di notte. E pensò che, se avesse raccontato di aver compiuto un atto di autoerotismo nello spogliatoio femminile nel corso di una notte, lo avrebbe ottenuto. Invece ha perso il lavoro e, con una sentenza pubblicata pochi minuti fa, il porto d’armi per difesa personale. Protagonista un cittadino piemontese, già guardia venatoria e all’epoca addetto alla sicurezza industriale dell’azienda. La causa di lavoro conseguente al licenziamento si è chiusa con una conciliazione, ma i provvedimenti amministrativi non si sono fermati: considerando il suo comportamento “non consono” e “anomalo nello svolgimento dell’attività lavorativa”, la questura ha dato il via alle procedure per il ritiro del porto d’armi per difesa personale. E il Tar del Lazio, chiamato in causa perché il ricorso gerarchico era stato rivolto direttamente contro il ministero dell’Interno, ha messo il timbro sulla decisione.