La Stampa ha condotto un’inchiesta nella quale spiega quali siano gli indici che governano l’aumento delle armi in Italia
Sempre più armi in Italia. Perlomeno secondo quanto riporta La Stampa, che analizza i dati degli ultimi anni. I numeri del 2015 raccontano di 1.265.484 licenze.
E la crescita è significativa se si pensa che tre anni prima superavano di poco il milione.
Il picco delle richieste è arrivato per le licenze per uso venatorio (+12,4%) e sportivo (+18,5%). In calo la difesa personale. Ma solo in apparenza, almeno per quanto spiega Obrist Ernfried. Il presidente dell’Uits sostiene che è in corso “un mutamento della società”. E la volontà di dotarsi del porto d’armi determina “un aumento delle attività relative all’addestramento e al maneggio delle armi”. Nei fatti, non pochi si avvicinano al tiro a segno per imparare a maneggiare un’arma in un’epoca di insicurezza diffusa. Almeno di insicurezza percepita.
Porto d’armi in Italia: più facile per uso venatorio o sportivo
La Stampa riporta poi il commento di un imprenditore vicentino. Sotto garanzia dell’anonimato, l’intervistato spiega come mai sia diminuito il numero di licenze per difesa personale. “Perché l’uso per difesa personale non lo rilasciano mai. Per richiedere una licenza a uso venatorio o sportivo bastano pochi documenti facili da reperire. Ma per richiedere una licenza per difesa personale è necessario un documento ulteriore: bisogna motivare la necessità. E allora meglio avere un fucile in casa per uso venatorio. Magari a caccia non ci vai mai. Ma se qualcuno tenta di entrare con la forza e mette in pericolo i tuoi familiari, almeno sei preparato”.