La Svizzera discute sul recepimento nazionale della Direttiva Armi.
Da una parte c’è il cosiddetto approccio pragmatico (ok le restrizioni sulle armi semiautomatiche ma ne restano esclusi cacciatori e reduci dal servizio militare, niente registro centrale dei possessori) del governo. Dall’altra sta prendendo corpo in queste ore una piattaforma che riunisce partito socialista, Federazione dei funzionari di polizia (FSFP), Federazione dei medici psichiatrici e psicoterapeuti (FMPP) e Donne protestanti (EFS) e che chiede una norma più stringente. La Svizzera sta discutendo sul recepimento nazionale della Direttiva Armi a cui, nonostante che sia fuori dall’Unione europea, è tenuta perché all’interno dell’area Schengen. A partire dalla prossima settimana la piattaforma presenterà alle commissioni competenti le proprie proposte: si parte dal divieto di prestare armi per il tiro sportivo a minorenni e dal rispetto di alcune condizioni (numero minimo di anni di servizio, idoneità psicologica, verifica periodica della frequenza del poligono) per il mantenimento dell’arma militare. Sul testo originario grava peraltro la minaccia di referendum promosso dalla Federazione dei tiratori.