La donna si presentò al pronto soccorso affermando di aver ricevuto un pugno dal marito, poi ritirò la denuncia.
Non è bastato che la moglie ritirasse la denuncia, dopo che nel 2008 si era presentata al pronto soccorso affermando di aver ricevuto un pugno dal marito: il Tar del Lazio ha confermato la decisione della questura che nel 2010 ritirò il porto d’armi a un cittadino di Roma dopo quella che fu definita “l’ennesima lite coniugale”. Già sei anni prima le forze dell’ordine erano dovute intervenire presso l’abitazione “per un acceso diverbio tra i medesimi coniugi”. E il verbale della questura datato 2008 riporta la dichiarazione del figlio che “riferiva della ferita riportata dalla madre a seguito dell’ennesima lite coniugale avvenuta poco prima, nonché le dichiarazioni rese dalla signora […] che riferiva che da anni era oggetto di maltrattamenti sfociati in continue percosse da parte del marito”. Questura e Tar concordano nel ritenere che tra i coniugi sussistesse “una grave situazione di conflittualità familiare”. Al di là dell’episodio singolo e della denuncia presentata e poi ritirata (la donna dichiarò “di averla resa in stato confusionale, riferendo di essersela procurata da sola”), il Tar ritiene che nel caso in specie non possa essere assegnata patente di affidabilità a chi ha fatto richiesta di porto d’armi. Pertanto è inevitabile la risposta negativa.