Nella Sala Borsi, all’interno del complesso mediceo-laurenziano della basilica di San Lorenzo, sono stati resi noti i nomi dei vincitori del concorso organizzato dalla Federcaccia di Firenze.
Con “Il rosaio delle beccacce” è Rosario Angelo Trimarchi, messinese di nascita e milanese d’adozione, il vincitore del 4° concorso letterario Caccia, passione e ricordi organizzato dalla Federcaccia di Firenze. Trimarchi succede… a se stesso nell’albo d’oro della competizione: aveva infatti trionfato anche l’anno scorso col racconto “Prego, spari lei”.
Dalle mani di Simone Tofani, presidente della Fidc fiorentina, ha ricevuto il cofanetto Regalbox Weekend con cena per due persone e l’abbonamento annuale a Cacciare a Palla. Secondo posto, con annesso Soggiorno di charme per due persone, per “Gocce” di Ivan Bettina Piazza. Il premio speciale della giuria, un abbonamento di un anno a Sentieri di Caccia, è stato assegnato ad Alessio Palazzolo, autore di “Lo zio Peppino mi raccontò”.
I tre racconti premiati saranno pubblicati sui prossimi numeri di Sentieri di Caccia.
Le motivazioni dei premi
1° classificato, Il rosaio delle beccacce
“Parte tutto dall’amore. Andare e tornare, andare per tornare: nel racconto vincitore, generato dal talento di una persona che ha già dato molto a questo concorso, il doppio punto di vista, fitto di chiami e ri-chiami, si tiene insieme con delicatezza ed eleganza, senza indulgere alla retorica né alla sguaiatezza.
La caccia fa da sfondo a una storia d’amore e di nuova unione dopo lo strazio e la sofferenza: non c’è indugio sul particolare patetico, non c’è sfrontatezza, ma al contrario essenzialità e cura del messaggio centrale che emerge a poco a poco.
Le pennellate progressive della trama tengono bene e danno vita a un quadro in cui ogni particolare, dal cane che intuisce lo scioglimento dell’enigma prima che si riveli ai sussurri rinnovati tra lo sposo e la sposa, contribuisce a svelare il segreto finale”.
2° classificato, Gocce
“L’odore acre della polvere da sparo e il sangue. Soprattutto il sangue. La caccia è anche, inevitabilmente, fuoco su un momento cruento, indispensabile in tutta la sua crudezza. Il sangue di ora, il sangue di allora, le stesse gocce di sangue aperte a foglia come nel ricordo del primo selvatico abbattuto con una fionda quando i pensieri erano ben altri e il mondo più semplice, almeno agli occhi di un ragazzino. Non c’è spiegazione razionale ai sentimenti e alle passioni, come non c’è alle lacrime che sgorgano dagli occhi del giovane cacciatore insieme alle stille di sangue dal becco del selvatico”.