I fatti accaduti a Macerata segnano l’ennesima discussione sui controlli dei requisiti psico-fisici necessari per ottenere una licenza di porto d’armi e continuare a detenere armi da fuoco.
I media, come prevedibile, si sono scatenati; quello che ho sentito in pochi telegiornali nazionali rispecchia (per fortuna) le previsioni di legge che prevedono, come sappiamo, un duplice controllo medico come atto prodromico per avviare la pratica amministrativa. Altri hanno usato toni a dir poco duri e diffamatori, arrivando a dire che il porto d’armi sportivo serve per “il tiro all’immigrato” e che i poligoni sono frequentati da “matti veri” (tg Zero trasmesso il 6 febbraio da Radio Capital). Per quanto dovremo ancora subire? Qui esistono gli estremi per una denuncia penale.
I controlli
Anche la declamata infermità mentale, in casi siffatti, va recepita e interpretata per quello che è: una strategia processuale che il difensore dell’imputato (cui è contestato il grave reato di tentata strage) mette in atto per tutelare il proprio assistito. Inasprire i controlli medici non porta a nulla, tranne che a un dispendio inutile per il cittadino e oneri in più per il sistema sanitario. Se ci sono dubbi sui requisiti psicofisici del richiedente, già oggi è prevista la facoltà di prescrivere controlli più approfonditi prima di rilasciare le certificazioni. Forse si dovrebbe perfezionare il livello di comunicazione tra le varie Questure e chi esegue visite e accertamenti. Le licenze hanno durata pluriennale (tranne il porto di pistola, oggi rarissimo), ma le nostre condizioni di salute possono mutare – anche peggiorare – più rapidamente. Chi deve controllare la permanenza dei requisiti in capo ai titolari delle licenze e ai detentori di armi è bene che abbia i mezzi per farlo; un mezzo efficace è ricevere notizie aggiornate circa l’anamnesi prossima, attuale, dei soggetti.
Politicamente scorretti?
Pare che l’elemento scatenante sia stato il raccapricciante fatto di sangue (non sappiamo ancora se si sia trattato di omicidio) ai danni della giovane Pamela Mastropietro, che dimostra che oggi non è più necessario leggere H. P. Lovercraft per scoprire mostri all’angolo della strada e l’orrore cosmico. Questa dovrebbe essere la notizia vera, ma rischia di passare in secondo piano. Del pari senza senso lo scatenarsi dei media su dettagli che vengono manipolati per distogliere l’attenzione da fatti ben più gravi; cito (per dirne una) il libro Mein Kampf, il “mostro” sbattuto in prima pagina. Ho fatto una breve quanto elementare ricerca: tale scritto, pubblicato per la prima volta nel 1925, è regolarmente in vendita su Amazon (colosso che è nato come sito per la vendita di libri) e costa 10,20 euro più spese di spedizione; per i più tecnologici esiste la versione digitale su Kindle. Gli altri titoli che il database abbina a tale libro sono Il Capitale e Il Manifesto del Partito Comunista (scritti da Karl Marx), e L’arte della guerra di Tzu Sun. Libri politicamente scorretti, da evitare? Può essere, ma la censura preventiva non è meno dannosa.