Il fondatore di Possibile, esponente di Liberi e Uguali, interviene sul proprio blog dopo la sparatoria di Macerata.
“Appellarsi alla difesa personale e alla giustizia privata di fronte a uno stato che trascura il cittadino è non solo un messaggio sbagliato e pericoloso, è anche un falso argomento, basato su una visione distorta della realtà”. È il nucleo del post pubblicato sul suo blog da Pippo Civati, fondatore di Possibile ed esponente di Liberi e Uguali, dopo la sparatoria di Macerata. Il post, dal titolo “La follia di rispondere alle armi con più armi”, fa riferimento al “pessimo dibattito di qualche mese fa sulla legittima difesa e sul diritto a portare armi dei cittadini” e ricorda come “tanto il presunto assassino di Pamela quanto il reo confesso autore della sparatoria di Macerata siano stati fermati dalle forze dell’ordine in pochissimo tempo”.
Secondo Civati le domande da porsi sono che “cosa ci facesse una persona come Luca Traini, che secondo indiscrezioni non ancora confermate dagli inquirenti pare soffra di disagio psichico, con un porto d’armi, sebbene solo a scopo di utilizzo in un poligono di tiro” e che cosa mai “sarebbe successo se molti dei cittadini maceratesi coinvolti nella sparatoria fossero stati a loro volta armati, come la destra sembra incoraggiare. Crediamo che il colpevole (o presunto tale) sarebbe stato assicurato alla giustizia prima? O crediamo piuttosto che il panico e forse persino i feriti in città sarebbero aumentati?”. Ciò che serve, secondo Civati, è lo stanziamento di “maggiori fondi e personale alle forze dell’ordine, accoglienza e integrazione ordinata, rigorosa e trasparente, servizi e assistenza alle fasce più deboli della nostra popolazione, migliori condizioni abitative. Crediamo che sarà la cultura della violenza che ci salverà dalla violenza? Crediamo che le nostre periferie e le nostre province saranno sicure solo quando ciascuno di noi sarà barricato in casa armato fino ai denti?”.