Alle voci delle associazioni venatorie e del Cncn si aggiunge anche quella di Confagricoltura ad evidenziare come il contributo che il mondo agricolo e l’attività venatoria possono dare alla valorizzazione ambientale e turistica del territorio, meriti un diverso rispetto.
A ruota della nota diffusa ieri da Eps (Ente produttori selvaggina), Federcaccia, Anuu Migratoristi, Arcicaccia, Enalcaccia, Italcaccia e Cncn si aggiunge oggi anche quella di Confagricoltura contro la deriva animalista che ha spinto per il ritiro di un emendamento alla legge di bilancio, volto alla modifica degli articoli 12 e 19 della 157/92.
Oltre ai noti e crescenti danni all’agricoltura, peraltro spesso sempre più specializzata e quindi pregiata, l’esuberante crescita di ungulati e di altre specie pone in pericolo la sicurezza di tutti, rappresentando un gravissimo rischio per le persone e provocando danni che, solo nell’ultimo anno, sono stati stimati complessivamente in oltre 100 milioni di euro. Si tratta dunque di un vero e proprio flagello, di cui gli agricoltori per primi pagano il conto.
Lo stesso Corpo Forestale dello Stato, oggi confluito nell’Arma dei Carabinieri – Nucleo Ambientale, già nel 2015 aveva lanciato un allarme lamentando la carenza di un’effettiva cognizione e presa d’atto della reale dimensione del fenomeno e dei rischi del suo esponenziale espandersi.
“Solo i movimenti di opinione pubblica e coloro che per calcolo elettorale ne appoggiano le idee – sottoscrivono Eps e Confagricoltura – continuano a ignorare la realtà e quindi la necessità di adottare strumenti normativi che consentano alle Regioni di far fronte efficacemente a situazioni d’emergenza anche ricorrendo, ma solo se necessario, a integrare le esigue risorse della pubblica amministrazione all’ausilio di cacciatori adeguatamente formati. Interventi di controllo e di attuazione di piani di abbattimento sono cosa ben diversa dall’esercizio venatorio e rappresentano, difatti, interventi straordinari di pubblica sicurezza finalizzati a evitare danni certi a persone e cose”.
Confagricoltura ed Eps ribadiscono insieme che le proposte di modifica degli articoli 12 e 19 della 157/92 non erano finalizzate a consentire una “caccia selvaggia”, priva di qualsiasi regolamentazione, ma a fornire risposta a una situazione che sta assumendo connotati emergenziali.
“Come negli altri Stati europei, anche in Italia la gestione e il contenimento della fauna selvatica devono diventare strumenti utilizzabili di gestione dell’ordine pubblico. Agricoltori e cacciatori – concludono – sono pronti a rispondere adeguatamente a questa esigenza, rispettando quel principio di sussidiarietà allo Stato che anche la nostra Costituzione sancisce e promuove”.