Dedicato al colombaccio: Benelli Colombo cal. 12

Pur avendo una delle gamme più ampie e articolate al mondo di semiautomatici a canna liscia, Benelli continua ad aggiungere nuovi modelli per rispondere alle richieste di tiratori e cacciatori. Vi proponiamo il nuovissimo Colombo, fucile specifico per una caccia “nobile” che mette alla prova l’abilità e l’esperienza dei seguaci di S. Uberto

Benelli continua ad aggiungere nuovi modelli per rispondere alle richieste di tiratori e cacciatori. Vi proponiamo il nuovissimo Colombo, fucile specifico per una caccia “nobile” che mette alla prova l’abilità e l’esperienza dei seguaci di S. UbertoAndare a beccacce con un semiautomatico nato per gli acquatici è possibile, ma con ogni probabilità pur “lavorando” su canne, strozzature, munizionamento e calciatura (piega in primis) non avremo mai in mano il fucile ideale. Questo perché comunque dovremo portarci al seguito peso non necessario, l’imbracciata sarà più lenta e, complice un centro di gravità comunque avanzato, impiegheremo più tempo a far “salire” quella benedetta canna. L’esempio è volutamente “forzato” per sottolineare come la nota polivalenza del fucile a canna liscia pur essendo una verità, talvolta ha dei limiti perché il fucile buono per tutti gli usi non esiste e se e esistono fucili versatili che effettivamente possono rendere al meglio anche in utilizzi specifici ciò richiede di norma una qualche “personalizzazione” in funzione del tipo di attività venatoria e delle caratteristiche dell’utente.

Benelli Colombo
Apertura verticale
Il Benelli Colombo deriva dal Montefeltro e nasce per la caccia al colombaccio

Posto che anche il fucile a canna liscia più “dedicato” manterrà almeno una certa versatilità, ci potremmo chiedere se un fucile specificatamente destinato a una tipologia di attività venatoria o a una singola caccia abbia o meno senso visto che su qualsiasi fucile magari già molto versatile possiamo comunque intervenire per esaltare e indirizzare caratteristiche e prestazioni. La risposta non può che essere positiva perché lo strumento specifico offre quella marcia in più che il “generico” non può dare e non dobbiamo neppure dimenticare che oltre a questioni squisitamente operative, funzionali e prestazionali entrano in ballo anche aspetti che potremmo definire come socio-psicologici. Detto in soldoni, se pratico una caccia che ritengo “nobile” o comunque impegnativa e ricca di soddisfazioni (che non sono solo quelle del carniere), in un certo senso sento di appartenere a un club ristretto, a un’élite con qualche goccia di sangue blu e mi fa piacere sia il “riconoscimento” di questa élite, sia il poterne conclamare l’appartenenza. Che si tratti di automobili, di fucili, di abiti, di cellulari, noi non cerchiamo “solo” l’oggetto migliore e comunque più rispondente ai nostri bisogni “materiali”, ma vogliamo anche un qualche cosa che “interessa” sogni, voglie, idee, personalità… e tante altre cose “immateriali”, ma non per questo meno importanti.

Le ragioni del Colombo 12/76

Benelli Colombo
La bindella ventilata trattata antiriflesso, la forma del dorso della carcassa e il nitore esecutivo dell’insieme sono di grande aiuto sia per l’accuratezza della mira, sia per la rapidità di acquisizione

Chiedo venia per la lunga introduzione che assomiglia più a un viaggio nell’anima dell’appassionato piuttosto che al dovuto cappello per la presentazione di una nuova arma, ma quelle che possono apparire come considerazioni di ordine quasi “filosofico” sono in realtà un tentativo di spiegare le ragioni per le quali un produttore che già ha una gamma di semiautomatici da caccia tra le più ampie e articolate al mondo proponga ora un altro modello dedicato: il Colombo 12/76. Forse avrei potuto cavarmela più semplicemente dicendo che il successo si conquista anche offrendo al cacciatore il fucile tagliato su misura per le sue esigenze e i suoi bisogni materiali e immateriali, ma ormai la frittata è fatta e tanto vale iniziare a parlare delle ragioni “spicciole” che stanno alla base della più recente proposta “dedicata” di Benelli.

Benelli Colombo
I fucili Benelli sono instancabili macinatori di cartucce e offrono affidabilità e lunga durata. Il gruppo di otturazione del Colombo è quello del Montefeltro e quindi il corretto funzionamento dell’arma è garantito con qualsiasi cartuccia 12/70 e 12/76 che assicuri un’Ec di Kgm 230 alla volata. Dalle 28 grammi ad alta velocità alle magnum più “impegnative” il fucile digerisce tutto senza fare una piega

La prima di queste ragioni è che quella al colombaccio è una caccia “nobile”, che mette alla prova l’abilità e il carattere del cacciatore anche perché quell’elegante volatile può essere insidiato con differenti modalità al variare della stagione, delle condizioni climatiche e territoriali, ma pure delle preferenze del seguace di S. Uberto. È una caccia da appassionati, antica e consolidata, con i suoi riti e con un futuro vista la stabile presenza del colombaccio ormai praticamente stanziale lungo lo Stivale, come pure diffuso in tutta Europa (dal Mar Nero alle regioni scandinave) e in parte del medio oriente (la parte più a Ovest).

Il colombaccio è la specie di uccello più grande e più diffusa della famiglia dei Colombi, la sua lunghezza può arrivare a 42 cm con una corrispondente apertura alare intorno a 80 cm e un peso fino a 570 grammi. Si sposta in stormi numerosi, ha un volo veloce e diretto a differenti quote e può cambiare immediatamente direzione fuggendo repentinamente in caso di necessità, in ciò aiutato anche dall’essere sospettoso. Lo si insidia sia in modo specialistico (zimbelli, valichi) sia “generico”, ovvero come preda che si presenta “insieme” a beccacce e fagiani e per quanto riguarda lunghezze di canna e strozzature le varie forme di caccia sono riconducibili a due tipologie: canne medio corte (cm 65-66) con strozzature ***/**** e canne da cm 70, ma anche 76, con strozzature *. Questo perché, sintetizzando al massimo, si può dire che nelle cacce con i richiami si aspetta che i selvatici vadano a posarsi, le distanze non sono elevate, ma dobbiamo tenere conto del fatto che al primo colpo la fuga è immediata e veloce; per contro, nelle cacce ai valichi le distanze di tiro sono lunghe e tendono ad allungarsi rapidamente visto il volo veloce dei selvatici.

Quali cartucce per il colombaccio?

Il colombaccio è un animale resistente al piombo e ciò grazie anche a un piumaggio che durante il periodo invernale è ancora più folto del solito. Il piombo tipico dovrebbe essere quello del 6, ma a seconda delle situazioni venatorie si usano piombi dal 5 al 7, con non pochi cacciatori che per i tiri più lunghi privilegiano addirittura il 4, magari associato a cariche baby (40-42 grammi) o magnum invece delle cariche pesanti (36-38 grammi) che dovrebbero essere quelle di più largo impiego. Le cariche pesanti ad alta velocità costituiscono il cartucciame di elezione per il colombaccio e in abbinamento alle strozzature più aperte le si impiegano sia come caricamenti tradizionali (borra feltro o bior) che come caricamenti dotati di bicchierino. Ovviamente per i tiri lunghi si usano solo caricamenti con borra contenitrice delle tipologie più adatta per aumentare la concentrazione e la portata utile, ma quale che sia la tipologia di caricamento è bene ricordarsi di privilegiare sempre la massima velocità degli sciami anche a scapito della quantità di piombo, cosa che per le magnum significa non superare mai la soglia dei 50 grammi… e sono sventole consistenti, che non tutti considerano come un imprescindibile must.

Dal Montefeltro al Colombo

Benelli Colombo
Oltre al tipico otturatore Benelli, in questa foto possiamo notare il prolungamento posteriore della canna che porta l’espulsore caricato elasticamente ed, essendo ad ampio sviluppo nonché dotato di dente che entra in una mortisa nella carcassa, preclude qualsiasi movimento della canna rispetto alla carcassa e contribuisce a fare in modo che la posizione della canna rispetto alla carcassa resti sempre invariata. Il prolungamento posteriore ad ampio sviluppo “lavora” insieme alle due superfici di battuta che contribuiscono al corretto e ripetitivo posizionamento della canna, sia durante le serie a fuoco che smontando e rimontando la canna sulla carcassa
Benelli Colombo
Con la canna spostata leggermente in avanti rispetto alla posizione di quiete le due frecce rosse indicano le superfici rettificate di battuta che contribuiscono a fare in modo che, una volta serrato il cappellotto, quando spariamo la canna non possa assolutamente spostarsi rispetto alla carcassa. L’altro vantaggio di questa congegnazione è la totale ripetitività della posizione della canna (sempre coassiale con l’otturatore) ogni volta che la smontiamo e la rimontiamo

Adesso che abbiamo proposta la “scheda” di massima del selvatico e delle necessità balistiche inerenti alle modalità con le quali viene insidiato è arrivato il momento di iniziare a parlare delle scelte fatte da Benelli per realizzare la variante dedicata di un fucile ad ampio spettro di utilizzo quale è il Montefeltro, ovvero il modello utilizzato per l’allestimento del Colombo. La leggerezza è un pregio perché esalta il rendimento del cacciatore, ma attenzione a non scendere troppo con l’ago della bilancia perché si può arrivare ad un punto (variabile a seconda del cacciatore) oltre il quale l’eccesso di leggerezza si ritorce contro il cacciatore che, al di sotto di un certo rapporto rapporto tra peso e potenza inizia a veder degradare le sue prestazioni, con la prima avvisaglia data dalla crescita degli intertempi tra un colpo e l’altro e un successivo susseguirsi (al decrescere del rapporto peso potenza) di crescenti criticità che è qui inutile puntualizzare perché tutti sanno quanto sia controproducente e penalizzante tirare cannonate con un peso piuma.

Benelli Colombo
In questa foto possiamo apprezzare il noce a fiammatura esaltata laser finito a olio della calciatura e la presenza del Progressive Comfort, che attenua il rinculo (quindi anche il rilevamento) di qualsiasi cartuccia, ma ha maggiore efficienza per il range di caricamenti che comprende magna pars del cartucciame di elezione per la caccia al colombaccio. Il sistema comprende un calciolo poliuretanico ad assorbimento d’urto disponibile in differenti lunghezze; col calciolo di serie il LOP è mm 365

Legata alla leggerezza, alla distribuzione delle masse, all’interfaccia uomo-arma (calciatura, ma non solo) e alla regolazione delle chiusure troviamo quella che personalmente definirei come “gestibilità” del fucile, con ciò intendendo le caratteristiche dinamiche, la rapidità di messa in mira, la controllabilità, l’accuratezza del puntamento, il contrasto del rilevamento, la reale celerità di tiro. Successivamente aggiornate, le varie generazioni dei Montefeltro sono sulla scena da decenni e hanno conquistato l’affetto di legioni di utenti anche grazie alla “leggerezza” abbinata a eccellenti caratteristiche complessive per quello che riguarda ciò che prima è stato definito come “gestibilità”.

Anche se molti hanno deciso che le magnum veloci (quelle lente con tanto piombo sono da evitare) possono essere sostituite con profitto da cariche pesanti ad alta velocità, nella caccia al colombaccio, quale che sia la tipologia venatoria, si spara comunque cartucciame “tosto” e questo significa robuste Quantità di Moto, che si traducono in rinculo e rilevamento maggiorati. E così, pur avendo mantenuto l’impostazione della calciatura “normale” il Colombo è stato dotato del sistema Progressive Comfort che, alloggiato nella pala del calcio, dissipa buona parte dell’energia del fucile rinculante grazie alla deformazione di travi a sbalzo e all’aiuto dato da un calciolo poliuretanico air cell.

Tiri confortevoli

Benelli Colombo
Il Progressive Comfort è costituito da un sistema di ammortizzazione differenziato collegato direttamente al calciolo ad assorbimento d’urto ed inserito in una cavità nella parte posteriore della calciatura

Sviluppato per i nuovi Raffaello e successivamente implementato anche sul rivoluzionario sovrapposto 828U, il sistema di riduzione di rinculo e rilevamento è ora adottato sul Colombo, che è così uno dei primi modelli ad usufruire di una tecnologia grazie alla quale coniugare la bellezza e il calore del noce con un marchingegno ammortizzatore dai benefici effetti (sul comfort e sugli intertempi) assimilabili a quelli fino a poco tempo fa ottenibili solo con le calciature polimeriche Comfortech. Progressive Comfort, a parte la calciatura del Colombo ricalca quella del Montefeltro, ma per darle un maggiore grado di nobiltà formale è realizzata con un noce dalla fiammatura esaltata a laser finito a olio. Oltre che dalla calciatura, il Colombo è esteticamente connotato dai colombacci stilizzati (uno per fianco della carcassa) e, ovviamente, dalla scritta che riporta il nome del fucile.

Parliamo di balistica

Qui finiscono gli adeguamenti “formali” necessari per la caratterizzazione estetica del fucile, è ora il momento di soffermarci sulla parte “balistica” del nuovo fucile, ma prima di entrare nel merito è più che opportuno sottolineare come la balistica non possa prescindere da “particolari” che pur restando troppo spesso nell’ombra sono invece fondamentali. Neppure al lettore più distratto sfuggirà l’importanza dello strozzatore, della sua sede, dell’accuratezza esecutiva, ma sono pronto a scommettere che sono tanti a non aver mai fatto mente locale all’importanza della “stabilità” della canna, ovvero all’invariabilità della posizione della canna rispetto alla carcassa sia sparando sia smontando e rimontando la canna.

Benelli Colombo
Nella foto possiamo notare il mirino ad alta visibilità in fibra ottica. Oltre al Long o allo Wide Shot (a seconda delle lunghezze di canna) il fucile viene consegnato con tre strozzatori Criochoke **, *** e Cyl. negli allestimenti *** e Cyl. sono steel rated come la canna. Ovviamente, ove lo si ritenga utile, si possono montare tutti gli strozzatori Criochoke e richiedere come accessorio anche un Long o uno Wide

Benelli ha sempre prestato grande attenzione ai profili interni e all’accuratezza sia esecutiva sia del montaggio degli strozzatori e ne ha prestato almeno altrettanta proprio all’invarianza del rapporto tra punto di mira e centro di rosata. Al riguardo le canne dei Montefeltro e quelle dei Raffaello hanno prolungamento posteriore maggiorato e dotato di dente che entra in una sede nella carcassa; per molti sarebbe più che sufficiente, ma non lo è per Benelli che ha dotato le sue canne di due registri di battuta (sulla carcassa e sulla sommità del tubo serbatoio) con superfici rettificate e normali all’asse dell’otturatore sul complesso carcassa-tubo serbatoio e all’asse della canna sul “tubo” (faccia posteriore dell’occhione di fissaggio e “tronco di cono” in corrispondenza della camera di cartuccia). Una volta serrato il cappellotto di fissaggio la canna non può assolutamente spostarsi rispetto alla carcassa e il suo asse coincide con quello dell’otturatore; se poi smontiamo la canna e la rimontiamo, abbiamo l’assoluta certezza di un posizionamento della canna (rispetto alla carcassa) sempre costante perché che la smontiamo o rimontiamo una, dieci, 100, 1000 volte, la canna occuperà sempre la stessa posizione rispetto alla carcassa.

Canne e strozzatori

Al colombaccio non solo si spara pesante, ma si spara anche “grosso” e tanto per i tiri “corti” come per quelli “lunghi” è opportuno massimizzare la regolarità della rosata e la velocità dei pallini. Per far fronte alle differenti situazioni venatorie il Colombo viene proposto con due diverse canne (cm 65 e cm 70, entrambe con bindella ventilata da mm 7 e mirino ad alta visibilità in fibra ottica) ciascuna delle quali corredata da un peculiare strozzatore dedicato e da tre strozzatori interni Criochoke  **, ***, Cyl. tutti steel rated  come la canna, mentre gli strozzatori dedicati sono previsti solo per l’impiego dei pallini di piombo o di quelli non tossici con durezza al cuore inferiore a 40HV.

Benelli Colombo
Gli strozzatori Long Shot e Wide Shot sono entrambi da 9 cm, ed essendo strozzatori specializzati in funzione dei caricamenti che si usano nella caccia al colombaccio, non sono steel rated. È importante sottolineare perché fondamentale ai fini della resa balistica che tanto gli strozzatori “lunghi” come quelli da 7 cm sono caratterizzati dalla grande cura esecutiva e dall’altrettanto spinta accuratezza nell’esecuzione della sede nella canna

Lunghi 9 cm contro i 7 cm dei Criochoke, gli strozzatori dedicati sono due, Long Shot e Wide Shot, col primo ottimizzato per i tiri lunghi che viene fornito a corredo delle canne da 70 cm, mentre lo Wide Shot è a corredo di quelle da 65 cm. Consapevole del fatto che la differenza di rendimento tra canne da 65 e 70 cm è ben poca cosa (quando sussiste) e che i veri elementi di differenziazione sono peso, baricentro e lunghezza della linea di mira, Benelli offre lo Wide Shot e il Long Shot anche come accessori separati e, quindi, a seconda delle preferenze personali, sarà possibile vedere canne da 65 cm con strozzatori Long Shot e canne da 70 cm con strozzatori Wide Shot.

Sappiamo che per il colombaccio si usano piombi da 4 al 7, con una preferenza teorica per i 5-6 nei tiri lunghi e dei 5-7 per quelli corti, nei quali ovviamente si spareranno caricamenti tradizionali, bior e anche con “bicchierino”, ma studiati per aprire prima. Ecco qui una prima chiave di lettura per le prestazioni richieste ai due diversi strozzatori: sono ottimizzati per i piombi e per le tipologie di caricamento specifiche nei tiri corti e in quelli lunghi al colombaccio; Long Shot e Wide Shot hanno a fattor comune la ricerca delle velocità più elevate e la massima regolarità nella distribuzione della rosata, ma mentre il primo è ovviamente studiato per ottenere una concentrazione almeno sovrapponibile a quella di uno strozzatore *, il secondo è destinato ad “aprire” un po’ di più rispetto a un normale ***.

Ho scritto che per il Long Shot si sono ricercate concentrazioni almeno sovrapponibili a quelle degli strozzatori Benelli * perché a cercare di “stringere” troppo si sarebbe rischiato un effetto che talvolta (a seconda del caricamento) avrebbe potuto essere addirittura controproducente e sicuramente si sarebbe andati “contro” agli obiettivi irrinunciabili del massimo di velocità e di regolarità nella distribuzione dei piombi. È inoltre molto importante ricordare che piuttosto di prestazioni superlative con alcuni caricamenti si è preferito ricercare un buon comportamento “medio”, ovvero con molti dei caricamenti più diffusi, cosa che rende ragionevole attendersi un “buon comportamento” con qualsiasi caricamento di “qualità”. Ho messo tra virgolette la parola qualità perché se è scontato che una buona cartuccia sia il necessario complemento di qualsiasi fucile, è anche ragionevole attendersi prestazioni migliori al crescere del “pregio” del caricamento; ragionevole, ma non scritto nella pietra perché tutti sappiamo che una cartuccia X renderà meglio nel fucile Y rispetto a quella Z, ma non è sicuro che la X debba per forza di cose essere più costosa della Z: di certo pure X dovrà essere un prodotto di buona qualità perché difficilmente una cartuccia “poco buona” garantisce buone prestazioni in un fucile anche ottimo, al contrario si può considerare come regola quasi generale quella che nell’informatica fa scrivere trash in trash out (spazzatura in ingresso, spazzatura in uscita) e cioè che se nei programmi o nei dati che inserisco nell’hardware (anche quello più evoluto) ci sono “errori”, pure il risultato dell’elaborazione sarà viziato da “errori”, magari perfino amplificati. Col fucile è più o meno lo stesso, se volete che quella macchina termodinamica renda al meglio dovete alimentarla con un carburante adeguato.

L’ uniformità di comportamento col maggior numero di caricamenti dei tipi utilizzati per il colombaccio, in questo caso per i tiri a breve distanza, è stata ricercata anche per gli strozzatori Wide Shot per i quali, fermi restando i requisiti di velocità e regolarità massimizzate si è ritenuto come ottimale un comportamento che potremmo definire come a cavallo tra *** e **** stelle, quindi rosate un po’ più ampie di un *** e un po’ meno ampie di un ****.

Pallini di piombo o d’acciaio

Benelli Colombo
Se dovete utilizzare caricamenti steel shot o se volete approfittare delle particolari prestazioni garantite da cartucce con pallini “esotici” ad altissima densità quali quelli delle MG 2 Tungsten di B&P dovete ricordare i vincoli imposti dalla normativa tecnica e tenere ben presente il diverso comportamento esistente tra le differenti tipologie di caricamenti non tossici con durezza al cuore superiore a 40HV

Sia Long Shot che Wide Shot sono abilitati solo per l’uso dei pallini di piombo, le canne sono comunque steel rated e sono steel rated anche gli strozzatori *** e cilindrici forniti di serie a corredo del fucile; nel caso si sia costretti ad usare steel shot e comunque caricamenti non tossici con durezza al cuore superiore a 40HV, si possono utilizzare quegli strozzatori, fermo restando il rispetto della normativa tecnica che preclude l’uso di strozzatori con costrizione superiore a mm 0,5 quando si sparino pallini steel con diametro superiore a mm 4. Nell’uso dello steel shot “classico” dovremo anche ricordarci di “salire” di due unità con la numerazione dei pallini rispetto alla numerazione che utilizzeremmo col piombo. Tanto per intenderci, se col piombo spareremmo pallini del 6, con l’acciaio dovremmo sparare pallini del 4; questa regola non vale per i caricamenti non tossici ad alta densità (ad esempio alcuni di quelli con leghe al tungsteno) che hanno una densità superiore a quella del piombo (piombo antimoniato al 3% 11, leghe esotiche con tungsteno 12-13) e anche dove non imposti dalla normativa possono risultare ottimali per i tiri più lunghi perché essendo “duri” concentrano maggiormente ed essendo più pesanti a parità di volume possiedono superiori energie a parità di velocità e subiscono meno la ritardazione dell’aria.

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Il Benelli Colombo scomposto nelle sue parti fondamentali

Chiudo queste note ricordando ancora una volta che pur essendo una vera variante dedicata e non un qualunque semiautomatico che viene “specializzato” solo con l’apposizione di un nome, il Benelli Colombo conserva inalterate la meccanica e la carcassa del Montefeltro, si tratta quindi di un fucile usato sul campo da centinaia di migliaia di soddisfatti cacciatori ai quattro angoli del globo.

 

 La chiusura Benelli

 

Molto copiato e altrettanto imitato, il gruppo di otturazione Benelli è basato su un otturatore rotante dotato di due grosse alette di chiusura simmetriche che, ad arma in chiusura, impegnano corrispondenti mortise in un prolungamento della canna. Il portaotturatore funge da massa inerziale e scorre liberamente su guide praticate sui fianchi del castello; porta l’otturatore rotante il cui codolo, alloggiato nel portaotturatore, poggia su un robusto mollone che si trova sul fondo della cavità. Ad arma in quiete, l’otturatore è in chiusura e la massa inerziale (o portaotturatore) si trova in una posizione di equilibrio assunta grazie alla spinta della molla di recupero e al contrasto del mollone interposto fra fondo della cavità nel portaotturatore e codolo dell’otturatore. La posizione della massa inerziale non è geometricamente determinata da vincoli meccanici, ha quindi un grado di libertà rispetto all’otturatore (e pertanto rispetto all’arma nel suo complesso): può infatti scorrere all’indietro fino al punto morto posteriore e può scorrere in avanti comprimendo il mollone. All’atto dello sparo, quando il fucile inizia a rinculare, il portaotturatore, per il principio di inerzia,  tenderebbe a rimanere in quiete, assumendo quindi un moto relativo di avanzamento rispetto all’otturatore e alla carcassa. L’avanzamento del portaotturatore-massa inerziale provoca la compressione del mollone, che continua a essere compresso durante la fase di rinculo del fucile, fino a quando, riducendosi la velocità di rinculo (e quindi la forza che comprime il mollone) e aumentando invece la forza che il mollone, sempre più compresso, esercita sul fondo della cavità del portaotturatore, il mollone potrà subitaneamente distendersi trasmettendo all’otturatore un impulso che lo farà arretrare oltre la posizione di equilibrio assunta ad arma in quiete. L’arretramento del portaotturatore-massa inerziale (sospinto indietro dal mollone che si ridistende), provoca la rotazione dell’otturatore (verso destra) e la conseguente fuoriuscita delle alette dalle mortise. Il moto rettilineo del portaotturatore genera quello rotante dell’otturatore grazie all’interazione fra un piolo trasversale sul codolo dell’otturatore e la pista a camme macchinata sul cielo del portaotturatore. Una volta libero, l’otturatore segue il portaotturatore nella sua corsa di retrocessione che porta alla compressione della molla di recupero. Quando il gruppo di otturazione avanza per tornare in chiusura, sospinto dalla molla di recupero, il portaotturatore, tramite la solita pista a camme, provoca nell’otturatore una rotazione di senso inverso rispetto alla precedente, cioè sinistrorsa, incastrando le alette nei recessi del manicotto e realizzando così la chiusura stabile.

L’otturatore rotante dei fucili Benelli è assai vantaggioso anche sul piano della robustezza del complesso e della durata nel tempo: non solo perché realizza con la culatta della canna un migliore appoggio (ossia, coeteris paribus,  superiore superficie di contrasto), ma perché tale resistenza risulta in asse con la forza che tende a fare arretrare l’otturatore. Inoltre, le alette della testa (o ramponi) sono indubbiamente più robuste rispetto alle soluzioni che prevedono un chiavistello oscillante o un  puntone.

 Alimentazione e scatto

Il sistema d’alimentazione Benelli prevede un elevatore “libero” e quindi abbassabile senza manovre particolari e non consente il passaggio della cartuccia dal serbatoio alla camera di cartuccia manovrando manualmente l’otturatore; ovviamente ciò avviene sparando, mentre per il passaggio durante la manovra manuale è prima necessario agire sulla leva discesa cartucce.  Dopo lo sparo, la molla di riarmo del cane provoca la rotazione verticale di questa leva, che libera il ritegno del serbatoio permettendo alla cartuccia di disporsi ad hoc; la cartuccia, retrocedendo, urta e fa ruotare in basso la leva di discesa che torna ad azionare il ritegno del serbatoio, impedendo la fuoriuscita del successivo munizionamento. Questa leva non è un vero e proprio cut-off (marchingegno meccanico che negli altri automatici serve a bloccare le cartucce dal serbatoio e tenere l’otturatore nella posizione retrograda d’apertura), ha invece uno scopo opposto: lo sgancio della leva del serbatoio, anche se, nel contempo, espleta la funzione di trattenere l’otturatore aperto a fine corsa, segnalando l’armamento della batteria e la posizione di fuoco. La congegnazione dei dispositivi di alimentazione  dei fucili Benelli porta diversi vantaggi: caricamento e scaricamento rapidi e senza necessità di manovre preliminari per sbloccare l’elevatore; il disegno “a prova di inceppamento” fa in modo che il ciclo di funzionamento non subisca alterazioni neppure se una cartuccia «finisce» fra elevatore e otturatore durante il caricamento; è possibile estrarre la cartuccia camerata rapidamente, senza necessità di manovre particolari e senza interferire con le cartucce nel serbatoio. Lo sparo di più colpi in rapida successione, restando in mira, è sempre stato uno dei punti di forza dei fucili Benelli. Ciò grazie non solo alle caratteristiche della chiusura ma a quelle del fucile nel suo complesso, in primo luogo del gruppo di scatto. Questo, facilmente separabile dal fucile per la manutenzione, garantisce uno scatto pulito, di peso ridotto per il tipo di arma, molto prevedibile e con un grilletto rapido nel tornare in posizione di quiete. Il tutto è coniugato con la massima sicurezza di uso grazie alla congegnazione delle parti, tale fra l’altro da consentire un peso di scatto non elevato pur a fronte di un profondo impegno fra dente di aggancio e cane. Da notare che il dente di aggancio costituisce un pezzo unico con il grilletto e quindi la “consueta” sicura a traversino (invertibile per i mancini) che blocca il grilletto, blocca fisicamente l’intera catena di scatto. E sempre in tema di accorgimenti volti ad aumentare la sicurezza, mette conto di ricordare che la leva discesa cartucce non serve solo per sostituire rapidamente una cartuccia camerata senza dover fare giochi di prestigio con le munizioni nel serbatoio, svolge pure l’importantissima funzione, in genere misconosciuta sui fucili, di avvisatore di cane armato.

Armi Magazine aprile 2015 –  di Vittorio Balzi

 

Scheda tecnica

Produttore: Benelli Armi Spa, Urbino, tel. 0722 3071, www.benelli.it, marketing@benelli.it

Modello: Colombo

Tipo: semiautomatico con chiusura geometrica a  svincolo inerziale

Calibro: 12/76 spara tutte le cartucce a norma CIP 12/67, 12/70 e 12/76 con carica di pallini compresa tra 24 e 55 grammi

Canne: bindella ventilata mm 7 con mirino ad alta visibilità in fibra ottica, 65 e 70 cm; strozzatori dedicati Long (canna cm 70) e Wide Shot (canna cm 65) da 9 cm, strozzatori interni Criochoke da cm 7 **, ***, Cyl.

Meccanica: chiusura geometrica a svincolo inerziale; otturatore rotante con due alette che impegnano mortise su estensione di culatta

Serbatoio: tubolare da 3 cartucce 12/76,  4  in 12/70; riduttore da 2 colpi; leva discesa cartuccia

Espulsione: puntone elastico inserito nel prolungamento di culatta

Scatto: a geometria variabile, peso da kg. 2,2 a 2,8

Sicura: trasversale al grilletto, invertibile

Calciatura: noce a fiammatura esaltata finito a olio; sistema Progressive Comfort con LOP

standard 360 mm, variabile sostituendo il calciolo; kit variazione piega e vantaggio;

magliette portacinghia a sgancio rapido

Peso: 3 kg circa con canna da 65 cm

Garanzia: cinque anni