Un cacciatore di Lonato del Garda (BS) ha denunciato le minacce e le violenze: i creditori sono stati condannati, ma lui ha perso il porto d’armi.
“Persino quando la responsabilità del conflitto non è imputabile al titolare della licenza di polizia, è indispensabile garantire che di fronte a provocazioni ingiuste o irritanti il possessore di armi non ceda all’impulsività con reazioni incontrollate”. Si chiudono così le motivazioni della sentenza con cui il Tar della Lombardia ha respinto il ricorso di un cittadino di Lonato del Garda (BS) al quale la prefettura ha revocato il porto d’armi venatorio “dopo una serie di violenze e minacce da parte di soggetti che avevano nei suoi confronti pretese creditorie”.
L’uomo aveva contratto un debito di circa 30.000 euro con gli strozzini e, una volta che non è riuscito a estinguerlo completamente, si è trovato “esposto ai comportamenti violenti e minacciosi dei propri creditori che non avevano esitato a infierire su di lui e a molestare anche i suoi familiari”. I cravattari sono stati denunciati e poi condannati dal Tribunale di Brescia, ma per il cacciatore è arrivata l’amara revoca del porto d’armi: “il giudizio negativo [dell’amministrazione] è imperniato sostanzialmente sullo stile di vita del ricorrente, in più occasioni coinvolto in situazioni debitorie poi degenerate in episodi di violenza e minacce da parte dei creditori rimasti insoddisfatti”. Per prefettura, questura e Tar è motivo sufficiente per disporre la revoca della licenza.