In principio furono gli strozzatori intercambiabili. Una novità che estese la flessibilità dei fucili rendendo la scelta di canna e strozzatura non più un elemento irreversibile del processo decisionale. Poi sono arrivati i fucili specialistici.
I fucili specialistici sono nati e sviluppati per soddisfare specifiche esigenze venatorie e dedicati espressamente a un selvatico, a una forma di caccia o a un contesto particolare. Scelta di marketing da parte delle aziende produttrici? Forse, ma è innegabile che l’offerta di armi “dedicate” ha aggiunto qualcosa all’esperienza di caccia pur in un quadro di flessibilità garantito dai soliti strozzatori, croce e delizia degli ultimi decenni.
Sei elementi da considerare
Limitatamente ai fucili a canna liscia e munizione spezzata, l’offerta commerciale spazia tra armi dedicate alla caccia vagante, inclusa la beccaccia che però richiede la soluzione di problematiche particolari, e quelle per la caccia da appostamento (anche se si dovrebbe distinguere tra caccia con richiami e caccia di passata), a cui appartengono i fucili per la caccia agli acquatici e, ultima variante di cui abbiamo conoscenza, ai colombacci. Non mancano poi le versioni per la caccia al cinghiale, in cui però la legge impone l’impiego della palla asciutta.
In linea di massima le differenze riguardano peso, lunghezza della canna, cameratura, strozzatura, calciatura e livello di finiture.
– Il peso è particolarmente significativo nelle cacce vaganti, generalmente con il cane, dove anche pochi etti in meno possono fare una differenza, a fine giornata, per la schiena. Un fucile leggero facilita e velocizza il brandeggio così come, d’altra parte, aumenta la percezione del rinculo da parte del cacciatore.
– La lunghezza della canna e la presenza di specifici strozzatori influiscono invece sulla portata effettiva e sulla lesività dello sciame di pallini; ecco quindi che una canna più lunga e maggiormente strozzata si renderà preferibile per i tiri lunghi mentre una canna corta, magari con una strozzatura cilindrica o addirittura dispersante, sarà da privilegiare quando si cacci con il cane e si preveda di sparare almeno il primo colpo a distanza ravvicinata.
– Calibro e cameratura influiscono sulla quantità di piombo ed eventualmente, scegliendo accuratamente le munizioni, sulla velocità dello sciame di pallini. Lo sviluppo della balistica e dei propellenti ha recentemente permesso di ottenere cartucce in calibro 20 con grammature un tempo impensabili che si sovrappongono a larga parte dell’offerta del calibro maggiore. È evidente come la scelta del 20 rispetto al 12 garantisca un peso minore dell’arma ma inevitabilmente, e proprio per questo, un rinculo superiore in presenza di una pari quantità di moto. Le camerature magnum, disponibili per tutti i calibri, e supermagnum da 89 mm (disponibili solo per il 12), garantiscono gittate estreme e rosate molto guarnite. Anche se forse, almeno nell’ultimo caso, qualche considerazione etica sulla possibilità di ingaggiare (e ferire) selvatici al limite della portata andrebbe fatta. Un’ultima considerazione sul comparto canne va fatta a proposito dell’impiego di munizionamento atossico; oggi praticamente tutte le canne sono steel rated e consentono l’impiego di pallini in acciaio, tungsteno o materiali meno malleabili del piombo. Discorso più complesso quello degli strozzatori, dove quelli più chiusi (una stella) possono presentare delle difficoltà. È quindi necessario un’attenzione particolare su questo aspetto, specie se si caccia in ambiente umido e la zona in cui si svolga la propria attività imponga il divieto del piombo.
– Per quanto sia un elemento poco curato da parte di troppi cacciatori, la calciatura riveste un ruolo fondamentale nella giustezza del tiro. Non si tratta solo di una questione di precisione quanto piuttosto di una maggiore velocità nell’esecuzione e quindi dell’istintività del tiro. Oggi i produttori più illuminati forniscono kit di variazione per la piega che permettono di lavorare su questo aspetto.
– Da non sottovalutare infine il livello delle finiture. È evidente che cacciare in ambiente umido è cosa ben diversa che cacciare nel bosco. Nel primo caso la scelta di armi con finiture estremamente resistenti e calciature in polimero potrò dare sul lungo periodo maggiori soddisfazioni che non una finitura tradizionale e un calcio in un bel legno; che invece è quasi indispensabile quando si cacci la beccaccia anche se più per una questione di carattere stilistico che altro.
Tiriamo le somme
Il fucile a canna liscia è certamente polivalente ma la presenza degli specialistici impone, almeno a chi abbia fatto una scelta quasi esclusiva del tipo di caccia praticata, qualche considerazione in più. Si badi, però: il discorso si potrebbe ribaltare e utilizzare un fucile “dedicato” in un contesto che non gli appartiene non è certo la soluzione ideale. In questo caso sarebbe inevitabile per il cacciatore veder peggiorare le proprie prestazioni, la crescita dell’intertempo necessario per doppiare eventuali colpi non andati a segno, la velocità dell’allineamento con il selvatico. Insomma, ben vengano gli specialistici a patto che l’acquisto sia pertinente.