Il 13 settembre a Lucca, nella sala Accademia di palazzo Ducale, si è tenuta la conferenza stampa della Confederazione cacciatori toscani sulla normativa che modifica la legge 394/91 sulle aree protette.
In attesa del voto del Senato sulla legge 394/91, la CCT ha voluto evidenziare come la nuova normativa contenga aspetti che rischiano di rendere decisamente più difficile la gestione della fauna e di compromettere una situazione già complessa. Secondo Moreno Periccioli – della presidenza della Confederazione cacciatori toscani e presidente di Federcaccia toscana – la legge costituisce il giusto ammodernamento di una normativa ormai vecchia di 25 anni e non più al passo con le mutate necessità del territorio e cerca di interpretare in modo dinamico ed evolutivo i cambiamenti avvenuti per dare una risposta aggiornata e più utile alle necessità odierne. Pertanto, Federcaccia e Cct ne condividono lo spirito.
Quello che non condividono è l’impianto degli emendamenti proposti, in particolare:
– l’esclusione di una parte consistente di cacciatori dalle Aree contigue con il conseguente aumento della pressione venatoria nel restante territorio a caccia programmata Atc,
– il passaggio di competenze sulle Aree contigue agli enti di gestione dei parchi,
– le possibili restrizioni di calendario venatorio nelle Aree contigue,
– l’ipotizzata riduzione del prelievo, che avrebbe effetti negativi sulla gestione faunistica,
– la perdita di diritto per i fruitori degli appostamenti fissi delle aree interessate (587 appostamenti per minuta selvaggina, acquatici e colombacci, oltre 2.000 cacciatori, interessati tra Parco regionale Alpi Apuane, Parco regionale di Migliarino, San Rossore e Massaciuccoli, Parco regionale della Maremma, Parco provinciale di Montioni),
– una minore incisività sul contenimento degli ungulati e l’incertezza su chi dovrà pagare i danni causati dalla fauna nelle Aree contigue.
Significativa anche la sovrapposizione delle Aree contigue a numerosi distretti di caccia al cinghiale; nel caso del Parco delle Alpi Apuane, 8 saranno i distretti interessati con conseguenze tutte da valutare per 31 squadre e 1.424 cacciatori iscritti che corrispondono a 2.019 cinghiali abbattuti nella stagione venatoria precedente nell’intero Atc di Lucca (il 46% del totale).
Verso una riduzione del territorio cacciabile
La legge arrivata in Senato, continua Periccioli, «è ancora pervasa da una cultura sostanzialmente anti-caccia nonostante un quadro normativo europeo che considera l’attività venatoria utile alla conservazione della fauna» e della biodiversità. Se inoltre, come ipotizzato dall’attuale variante della legge, possono essere trasferiti alla gestione dei parchi anche i siti di Natura 2000, in Toscana si assisterà all’effetto di una riduzione della superficie del territorio cacciabile, oltre il 29% del totale, senza che i cittadini possano esprimersi su un tema che impatta la destinazione di un quarto della superficie agro-silvo-pastorale della regione; ai 234.579 ettari delle aree protette in divieto di caccia, infatti, andrebbero ad aggiungersi 332.000 ettari dei siti Natura 2000 e i 93.799 ettari di Anpil (Aree naturali protette di interesse locale), ora quasi totalmente a caccia libera.
Pertanto CCT richiede la modifica delle modalità d’accesso alle aree contigue ed è disponibile a valutare ogni strumento di regolazione del prelievo e limitazione della pressione venatoria dove è necessario per consentire un governo della fauna equilibrato e corretto; propone inoltre di ricondurre a Regioni e Atc le competenze relative alla regolamentazione delle Aree contigue, escludendo gli enti parco dalla gestione di Natura 2000 e Anpil esterne al territorio del parco.
Marco Romagnoli, segretario di Cct, ha illustrato nel dettaglio i dati dello studio. Da questi si evince che alcuni Atc – come per esempio quelli lucchese e grossetano – risentono in maniera considerevole dell’estensione delle aree sottratte alla gestione degli ambiti con una contestuale riduzione della media di territorio disponibile per ciascun cacciatore; gli effetti della nuova legge saranno infatti per l’83% a carico degli Atc 7, 12, 13 e 14, con un conseguente disequilibrio nella disponibilità di territorio utilizzabile. Questi elementi non impattano solo sulla possibilità di esercitare la pratica venatoria ma soprattutto sull’efficacia di quella di contenimento.
Lo studio presentato da Cct, per quanto riferito alla specificità della Regione Toscana, evidenzia problematiche che, nel caso la legge dovesse essere approvata così come è stata emendata, produrrebbe problematiche similari in tutte le regioni della penisola.