Era stato denunciato per presunte minacce e presunto tentativo di lesione da un parente per questioni di eredità: la remissione della querela non basta a riconsegnare il porto d’armi a un cittadino foggiano.
Ormai è diventata la colonna sonora di questa caldissima estate. Basta una questione – piccola o piccolissima, media, grande, forse risolta, in cui si può avere ragione o torto – aperta con la giustizia e il porto d’armi rischia di essere solo un ricordo. Lo ha ribadito stamani il Tar della Puglia, respingendo il ricorso di un cittadino foggiano al quale il prefetto aveva revocato la licenza dopo una querela ricevuta da un parente per questioni di eredità.
E niente importa che la querela “per presunte minacce e per presunto tentativo di lesione” sia stata ritirata. “La remissione della querela costituisce causa di improcedibilità dell’azione penale che determina l’immediata cessazione del procedimento per estinzione del presunto reato”, ma la giustizia amministrativa segue altri binari: non viene meno “la rilevanza della condotta tenuta” per valutare l’affidabilità dell’uomo. In altre parole: “la remissione opera sul piano della procedibilità penale, ma non elide certo il fatto nella sua dimensione storica”.