.45 Acp, la nascita di un mito

La .45 Acp (Automatic Colt Pistol) ha compiuto ormai 119 anni: fu, infatti, messa a punto da John Moses Browning nel 1904 per essere utilizzata nel prototipo della sua semiautomatica che poi dette origine alla Model of 1911, dall’anno di adozione ufficiale da parte dello Us Army

Conosciuta anche come .45 Auto, questa è la definizione Cip, la 11,43×23 mm (secondo la vecchia nomenclatura europea) è munizione diffusa ai quattro angoli del globo, e, dove vietata dalle norme, resta un oggetto del desiderio che a volte si tenta di “simulare”, così come avvenne in Italia tanti anni fa con la .45 Hp, in pratica una .45 Acp col bossolo più corto di un millimetro. Un tempo cartuccia di utilizzo essenzialmente militare, la .45 Acp ha in buona parte smesso la divisa (viene utilizzata per lo più da corpi speciali, oppure si tratta di vecchie dotazioni) ma nel frattempo si è conquistata un posto di assoluto rilievo nel panorama delle munizioni impiegate per difesa personale, tiro, dotazione delle forze di polizia e, su scala mondiale, la si può considerare seconda, tra le cartucce da semiautomatica ad alta potenza, solo alla 9 Parabellum. La “45” è ormai un vero e proprio fenomeno di costume, che in buona parte è legato all’immarcescibile successo della Government Model e derivate ma che vede ogni anno crescere il numero di modelli anche diversi da quelli tipo 1911 per essa camerati.

 

Meglio grande

È con la Colt 1905 che nasce la .45 Acp. Questa pistola, disegnata da Browning come la cartuccia, conteneva già alcuni tratti della più tarda 1911

La .45 Acp è figlia della filosofia americana secondo la quale “bigger is better” (più grande è meglio) e prende le mosse dai famosi (ma pure abbastanza discutibili, soprattutto alla luce delle conoscenze odierne) test condotti da Thompson e La Garde nel 1904. Questi test vennero condotti dopo gli insoddisfacenti risultati in termini di stopping power ottenuti con la .38 Colt (all’epoca ordinanza Usa) contro i ribelli Moro durante l’intervento americano nelle Filippine. La ribellione durò dal 1898 al 1913 e gli statunitensi richiamarono in servizio le vecchie Colt Saa in .45 Colt che pare abbiano dato ottimi risultati sui pur coriacei ribelli. Questi erano esaltati – e talvolta pure drogati – e le strette fasciature di parte del loro abbigliamento riducevano la perdita di sangue e quindi la rapida incapacitazione quando colpiti da proiettili. Tanto la .38 Colt quanto la .30-40 Krag si dimostrarono inadeguate: per l’arma corta la risposta immediata fu il richiamo in servizio delle Saa insieme a tutta una serie di test su nuovi modelli; per l’arma lunga, complice anche l’insoddisfazione per il fucile Krag, la risposta fu l’adozione dello Springfield 1903 e della relativa cartuccia 30/03 caricata con polvere nera. Di lì a poco, 1906, la 30/03 fu caricata con polveri infumi e con proiettili più leggeri e veloci dando origine a un altro “mito”: la .30/06. I test di Thompson e La Garde furono quelli che portarono alla conclusione di adottare una munizione di calibro .45”, ma furono anche l’occasione per riaffermare l’importanza dell’allenamento se si voleva essere sicuri che i colpi andassero a segno sulle parti più vulnerabili del corpo umano.

All’epoca Colt e Browning stavano lavorando su una nuova semiautomatica in calibro .41” e quando la Cavalleria degli Stati Uniti (fu la Us Cavalry il vero motore di tutta la faccenda) richiese una munizione calibro .45”, la pistola fu modificata per camerare una nuova munizione .45” che era in sostanza la precedente .41” opportunamente “maggiorata”. Nacquero così la Colt 1905 e la cartuccia .45 Acp, che all’origine montava un proiettile da 200 grani spinto a circa 900 piedi al secondo. Dopo tutta una serie di prove e di revisioni, alle quali concorsero Winchester Repeating Arms, il Frankford Arsenal e la Union Metallic Cartridge, la cartuccia giunse alla sua veste definitiva, con un proiettile camiciato a testa arrotondata da 230 grani spinto a circa 850 piedi al secondo in una canna da 5”.

 

L’arma adatta

La .45 Acp e la Colt 1911 sono indissolubilmente legate tra di loro, non solo “nascono” dalla stessa mano, quella di John Moses Browning, ma giungono contemporaneamente alla maturità

Una volta determinato che la nuova cartuccia di ordinanza doveva essere la .45 Acp, l’esercito statunitense doveva scegliersi la pistola per spararla. Nel 1906 ebbe inizio la gara alla quale furono presentati sei differenti modelli; vennero accettati per i test solo quelli di Colt, Savage e Dwm. Quest’ultima si ritirò subito dopo l’inizio dei test e rimasero in predicato Colt con la sua 1909 (prima ad avere una sola biella, le precedenti, conosciute come parallel ruler avevano due bielle e la canna si abbassava restando parallela a se stessa), poi evoluta nella 1910 e Savage con la sua M 1907. Come tutti sappiamo fu Colt ad aggiudicarsi la vittoria e la sua pistola venne adottata come Government Model of 1911. Fu questo l’atto ufficiale di nascita di due “miti” strettamente intrecciati tra di loro e tanto duraturi che ad oltre un secolo dalla nascita sono ancora e addirittura sempre di più figure di primo piano nell’universo mondiale delle armi.